11/07/2024 - 12:03

Endometrite: sintomi, cause e trattamento

Salute

 

Tra le condizioni a cui è necessario fare attenzione quando ci si occupa della propria salute ginecologica, rientra anche l’endometrite. Processo patologico di natura infiammatoria e infettiva, come dice il nome stesso, interessa l’endometrio, ossia il tessuto che ricopre la parete interna dell’utero.

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Tipologie di endometrite

L’endometrite, evenienza particolarmente frequente tra le donne che hanno partorito da poco, mediamente più sensibili alle infezioni, può essere classificata come segue.

  • Endometrite acuta: frequente soprattutto tra le donne in post-parto, si contraddistingue, dal punto di vista della sintomatologia, per la presenza di ascessi di piccole dimensioni. A livello di numeri, riguarda l’1 -3% delle donne che hanno partorito per via vaginale. Nel caso del post parto cesareo, il rischio è maggiore e l’incidenza può arrivare anche al 19%.
  • Endometrite cronica: questa forma di endometrite riguarda in particolare le pazienti che non hanno partorito. Tra i sintomi che la contraddistinguono è possibile ricordare il riscontro di cellule plasmatiche a livello dello stroma endometriale.

Sintomi

Oltre ai sintomi appena elencati, è possibile menzionare l’insorgenza di febbre, le perdite di sangue dopo il ciclo - queste ultime, per amor di precisione, possono essere anche un effetto della pillola anticoncezionale - e il senso di malessere generale.

Cause

Quasi sempre, quando si parla delle cause dell’endometrite si inquadrano fattori infettivi multipli, dal batterio Escherichia Coli fino ad alcune tipologie di streptococco.

A causare l’endometrite possono intervenire anche il Mycoplasma e i batteri anaerobi.

Fattori di rischio

Come poco fa accennato, il principale fattore di rischio per l’endometrite è il parto, soprattutto cesareo.

Esistono anche altre situazioni che aumentano il rischio di avere a che fare con questa patologia.

Nell’elenco è possibile includere le malattie veneree (qui un approfondimento sul sito del Ministero della Salute) come la gonorrea, la malattia infiammatoria pelvica, l’anemia durante la gravidanza.

Diagnosi

La diagnosi di endometrite viene formulata dal ginecologo a seguito della raccolta dei dati anamnestici e dell’esame fisico. Successivamente, si procede con quello pelvico.

Nella maggior parte dei casi, questo approccio è sufficiente per avere la situazione chiara.

In caso di incertezza, si può procedere con altri esami, tra cui la biopsia dell’endometrio attraverso l’isteroscopia.

Trattamento

Nel momento in cui si diagnostica l’infezione, il trattamento dell’endometrite è quasi sempre efficace. Nella quasi totalità dei casi, vengono prescritti alla paziente farmaci antibiotici di due tipologie. Da un lato, si ha a che fare con medicinali a largo spettro. Dall’altro, con presidi specifici per il patogeno.

In circa il 90% dei casi, la terapia antibiotica permette di apprezzare la risoluzione del problema.

Endometrite e infertilità femminile

Nei casi in cui l’endometrite acuta evolve in forma cronica, si può avere a che fare con compromissioni della fertilità femminile. La condizione oggetto di questo articolo può infatti impattare sia sulla fertilizzazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo, sia sull’impianto dell’embrione.

Si stima che circa il 30% dei fallimenti di impianto in fecondazione assistita siano dovuti proprio all’endometrite cronica della donna.

Questo è il motivo per cui, nelle donne che hanno vissuto diversi fallimenti, i centri prescrivono la biopsia dell’endometrio.

L’operatore che, in laboratorio, si trova ad analizzare il tessuto endometriale, ha dalla sua parte alcuni segnali che, in circa il 94% dei casi, sono indicativi di un quadro di endometrite.

Tra questi rientrano la vascolarizzazione particolarmente accentuata, la presenza di edemi a livello stromale e un quadro di micro poliposi sull’endometrio (i singoli polipi sono, nella maggior parte dei casi, caratterizzati da un diametro inferiore al mm).

Prevenzione

L’endometrite si può prevenire? Esistono diversi accorgimenti che la singola donna può mettere in atto per ridurre le probabilità di avere a che fare con il problema. Tra questi, spicca l’utilizzo del preservativo durante i rapporti con partner non fissi.

Essenziale, inoltre, è l’adozione quotidiana di adeguate pratiche igieniche locali, così come il lavaggio delle mani dopo i rapporti.

 

Sull'argomento leggi anche: Endometriosi: è una malattia autoimmune?

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile
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