26/09/2024 - 11:10

Batteri mangia-plastica: una via d’innovazione ma non una soluzione

plastica

Nuovi studi hanno portato alla scoperta di un batterio capace di mangiare e digerire la plastica aprendo a nuove soluzioni per il futuro del pianeta

Il problema delle plastiche nelle acque del pianeta, oceani e mari, non sembra trovare una via di risoluzione definitiva. Le pulizie periodiche e varie tecnologia in via di studio e di produzione non sembrano poter sostenere la quantità di rifiuti plastici in zone del mondo che sono state ribattezzate come “isole di plastica”.

La scienza, dunque, ha chiesto all’ONU ad alta voce la diminuzione della produzione di nuove plastiche e di imporre criteri di sostenibilità per quella di nuove molecole. Nel frattempo, però, si lavora in un’altra direzione. Stiamo parlando degli studi sui batteri mangia-plastica.

Nel 2016 è stato scoperto un proto-batterio capace di mangiare e digerire la plastica. Si tratta dell’Ideonella sakaiensis. Questo batterio si è adattato mutando il proprio regime alimentare. Sviluppatosi in una discarica del Giappone, gli scienziati si sono accorti che è capace di nutrirsi di plastica, in particola di PET, che è il tipo di plastico più comune. Gli studi dei ricercatori dell’Università di Creta hanno portato a evidenziare che naturalmente questi batteri sono in gradi di ridurre la quantità di plastica in modo incoraggiante: durante le osservazioni in laboratorio, in cinque mesi sono riusciti a digerire l’11% di polistirolo e il 7% di polietilene.

Nell’Università di Portsmouth sono state fatte alcune alterazioni nella struttura del microrganismo facendo in modo che la velocità di digestione della plastica arrivi circa al 20%.

L’Ideonella, però, non è il solo batterio in grado di sintetizzare enzimi capaci di distruggere la plastica. All’Università del Carolina del Nord i ricercatori, durante lo studio per coltivare in laboratorio un microrganismo capace di mangiare la plastica a basse temperature, hanno trovato che a questo requisito rispondevano due ceppi di microrganismi: l’Ideonella, appunto, e il Vibrio Natriegens. Gli scienziati hanno “fuso” i due microrganismi partendo dal Vibrio natriegens e modificandone il DNA inserendo una porzione di quello dell’Ideonella.

Un’altra famiglia di batteri mangia-plastica è quella del Rhodococcus ruber, studiato dal team della Royal Netherlands Institute for Sea Research. I risultati della ricerca hanno evidenziato che il Ruber è in grado di digerire la plastica trasformandola in CO2. Le prime osservazioni sono state fatte in un mare artificiale in laboratorio. Per capire la sua utilità nelle acque del mare serviranno altri studi.

Questa via non rappresenta una soluzione definitiva al problema della plastica nei nostri mari, ma quanto meno mette un primo mattone su un’innovazione che potrebbe semplificare la vita al nostro pianeta. 

Cristina Mariano
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