22/11/2013 - 11:37

Mobilità: ladri di biciclette. Ieri, oggi. E domani?

FIAB ha condotto la prima indagine nazionale sui furti di biciclette, un fenomeno che genera ogni anno un danno di 150 milioni di euro all'economia del Paese. L'importanza di denunciare i furti - oggi solo il 40% - e la proposta della punzonatura del codice fiscale. La presentazione dei risultati in un convegno in programma a Milano il 21 novembre per definire linee guida utili alla redazione di piani comunali di contrasto al furto delle biciclette.
Ogni anno, nel nostro Paese, vengono rubate circa 320.000 biciclette dei quattro milioni di pezzi circolanti : per i ciclisti italiani la paura di essere derubati è seconda solo a quella di essere investiti. Per moltiplicare il numero dei ciclisti e per sostenere i progetti di mobilità sostenibile e tutela ambientale è indispensabile occuparsi seriamente anche dei ladri di biciclette. Lo sa bene FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta che, in occasione del 65° anniversario della prima proiezione del capolavoro di Vittorio De Sica "Ladri di Biciclette" (24 novembre 1948) promuove il 1° Convegno Nazionale sul Furto di Biciclette, il 21 novembre a Milano. Obiettivo dell'iniziativa Fiab è definire le "linee guida" per la redazione di piani comunali di contrasto al furto delle biciclette e metterle a disposizione degli amministratori attenti alla promozione della mobilità sostenibile e degli spostamenti su pedali. A differenza di quanto succede nella maggior parte degli altri paesi europei, in Italia non esistono dati sui furti di biciclette. Eppure il fenomeno ha pesanti ripercussioni anche sull'economia del nostro Paese e, secondo le stime di FIAB e Confindustria ANCMA, genera ogni anno un danno pari a 150 milioni di Euro, composto dai mancati introiti per l'industria nazionale della bicicletta, incluso l'indotto, e dalle transazioni in nero che sfuggono a ogni controllo d'imposta. A questo si aggiungono i danni legati alla sicurezza: chi ha subìto un furto è più incline, infatti, ad acquistare una bici a basso costo e di inferiori standard di sicurezza, spesso proveniente da mercati extraeuropei; oppure a rivolgersi al mercato dell'usato, talvolta di dubbia provenienza, concorrendo così al reato di ricettazione.

Per sviluppare un piano articolato di contrasto al furto è necessario inquadrare il problema. Ecco perchè FIAB ha deciso di farsi promotrice di un'indagine che ha coinvolto prefetture, comuni capoluoghi di provincia e cittadini ciclisti. Il primo dato che emerge è che il fenomeno è in crescita. Inoltre, per quanto disomogenei in quanto riferiti ad aree geografiche diverse per tipologia, stili di vita, gestione della mobilità, i dati riferiti al 2012 parlano chiaro: solo il 40% dei furti viene denunciato. Circa la metà dei prefetti ha risposto all'indagine FIAB, ma solo un terzo è in grado di reperire il dato relativo ai furti di biciclette che, essendo un bene mobile non registrato, non viene censito separatamente dal Ministero degli Interni. Dai dati forniti risulta, in media, una denuncia ogni 406 abitanti, un numero certamente in difetto perché, in molti casi, non tiene conto delle denunce presentate alla polizia locale ma solo a polizia di stato e carabinieri. Se si osservano, poi, i dati delle singole città e regioni appare chiaro come nella nostra penisola ci sia una sostanziale diversità dell'uso della bici in zone e realtà molto diverse dal punto di vista morfologico e sociologico: si va da una denuncia ogni 90 abitanti a Bolzano a una ogni 232 in Veneto - la regione più a pedali d'Italia - e, ancora, a una ogni 180.000 abitanti a Reggio Calabria. Il numero di denunce è, di fatto, un indicatore di ciclabilità. FIAB ha intervistato oltre 4.000 cittadini-ciclisti attraverso un capillare impegno a livello volontario in tutto il territorio nazionale. 2.876 questionari riferiscono di un furto subito nel 2012, ma solo 1.190 di questi sono stati denunciati. Quindi il 60% dei ciclisti che ha subito un furto non ha esposto regolare denuncia. Se questa percentuale ha un valore, è evidente che il dato riferito dai prefetti deve essere raddoppiato, se non triplicato, con una media di un furto ogni 130/180 abitanti (secondo le aree).

Milano è stata la città dove sono stati raccolti il maggior numero di questionari, dove 465 rispondenti hanno dichiarato di aver subito un furto nel 2012 ma solo il 21% lo ha denunciato. Poco ligi alla regolare denuncia anche a Bologna, forse l'unica grande città "ciclista": su 240 questionari compilati, i furti subiti sono stati 275, più di una bici a testa, ma le denunce solo state solo il 27%. Nei capoluoghi dove muoversi su due ruote è un'abitudine diffusa e dove è presente un sistema di identificazione delle bici, l'indagine mostra un atteggiamento più responsabile dei cittadini: a Padova, ad esempio, il 68% ha esposto denuncia, mentre a Reggio Emilia si arriva addirittura a un 89% di furti denunciati. Emerge anche un altro dato: i furti di bici sono concentrati perlopiù nelle aree urbane del nord e del centro nord, e quasi sempre ai danni di una piccola percentuale di ciclisti abituali: gli spostamenti in bicicletta riguardano, infatti, solo il 4% della popolazione a Milano fino a un massimo del 28-29% in città come Bolzano o Ferrara. La statistica sembra accanirsi su una minoranza virtuosa che dovrebbe, in realtà, essere messa al primo posto nei piani di sicurezza e sviluppo della mobilità sostenibile a livello locale e nazionale.
Tommaso Tautonico
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