19/05/2016 - 20:01

Lavoro: meno contratti stabili con gli incentivi contributivi

Nei primi mesi dell'anno 2016 la riduzione degli sgravi contributivi previsti per le nuove assunzioni ha provocato un calo di assunzioni a tempo indeterminato e di tutti i tipi di assunzione.
Ieri l'INPS ha pubblicato i dati dell'Osservatorio sul precariato che indicano una costante riduzione dei nuovi contratti di lavoro iniziata dopo il dimezzamento degli incentivi contributivi.
Nel 2015 si è visto crescere il numero di contratti a tempo indeterminato perché il governo ha concesso esoneri contributivi proprio su questo tipo di nuove assunzioni. La situazione è cambiata nei primi mesi del 2016 in cui la riduzione degli sgravi contributivi previsti per le nuove assunzioni ha provocato un calo si assunzioni a tempo indeterminato favorendo l'instaurarsi di contratti di lavoro instabili. Dai dati Inps risulta il 12,9% di assunzioni in meno (da 1.188.000 a 176.000 unitaÌ€), con una riduzione di oltre il 33% dei contratti a tempo indeterminato (pari a 162.000 unità). Restano, invece, quasi stabili i contratti a tempo determinato, che aumentano la loro quota sul totale.

Questi dati non devo meravigliare. Da un'analisi condotta da ImpresaLavoro emerge che nel 2015 il 61% del totale dei contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati erano stati stipulati proprio servendosi degli incentivi al fine di stimolare il mercato del lavoro e offrire maggiori opportunità occupazionale. Ma il sistema degli incentivi non è forse lo strumento più giusto per una netta ripresa del mercato del lavoro. Una ripresa occupazionale dovrebbe essere supportata da una politica e un'imprenditoria forte capace di dare nuove impulsi per sostenere i nuovi posti di lavoro creati e offrirne anche di nuovi.

I dati Istat che riguardano la situazione economica italiana sono rassicuranti: secondo le stime il Pil è in aumento dell'1,1%, trainato dalla risalita della domanda interna, e l'occupazione in discesa all'11,3% dal precedente 11,9%. Sul fronte del lavoro il mese di marzo 2016 ha fatto segnare un tasso di occupazione del 56,7 per cento su valori stabili ormai da diverso tempo, mentre quello dell'Eurozona è del 64,5 per cento. I dati più preoccupanti riguardano l'occupazione giovanile (giovani dai 15 ai 24 anni): il tasso di occupazione nello scorso anno è stato del 15,9 per cento contro una media Ocse pari al 40,5% e quella dell'Eurozona al 30,7%.
Marilisa Romagno
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