29/10/2013 - 12:00

Estero si, ma a patto che

Presentati a Milano i primi risultati della Ricerca Istud “Y-ers ready for work around the world”, dedicata al tema della mobilità internazionale dei giovani. La rilevazione ha evidenziato che i giovani italiani fanno più fatica rispetto agli altri ad allontanarsi dal contesto familiare ma, allo stesso tempo, preferirebbero lavorare all'estero più dei propri coetanei stranieri.
Estero sì, ma a patto che..”. Questa la frase con cui potrebbero essere riassunte le prime conclusioni della Ricerca  “Y-ers ready for work around the world” realizzata da Fondazione Istud, laprima Business School indipendente in Italia che dal 1970 opera nel campo della formazione professionale superiore e della ricerca sul management.
La rilevazione, focalizzata sul biennio 2011-2013, è stata realizzata per esplorare gli orientamenti e le motivazioni dei giovani rispetto alla mobilità lavorativa internazionale nonché comparare l’approccio alla mobilità internazionale tra giovani di differenti nazionalità.

La presentazione della ricerca è avvenuta nel corso della quarta giornata annuale di ScopriTalenti, il programma con cui Fondazione Sodalitas intercetta e promuove lo sviluppo professionale di giovani potenziali talenti all’ultimo anno della Scuola secondaria superiore e dell’Università favorendone l’incontro con le imprese.

Per ISTUD – in un periodo come quello attuale  dove i giovani qualificati trovano sempre maggiori difficoltà ad inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro – indagare propensioni, aspettative, sogni professionali delle nuove generazioni e incrociarle con le reali esigenze delle imprese, diventa un driver fondamentale nello sviluppo delle nostre ricerche”, afferma Simonetta Manzini, Responsabile Osservatorio Giovani e Lavoro ISTUD. “L’estero e le opportunità del mondo globale per i giovani e per le aziende sono state pertanto analizzate in questo biennio. Stiamo chiudendo proprio in queste settimane il progetto, e a breve saranno disponibili i risultati complessivi della ricerca”, conclude la Responsabile ISTUD.

Dalla rilevazione è per ora emerso che i giovani italiani fanno più fatica rispetto agli altri ad allontanarsi dal contesto familiare (il 57,1% di loro vive in famiglia, contro il 39,2% dei ragazzi stranieri) ma, allo stesso tempo, preferirebbero – nel futuro – lavorare all'estero più degli altri (il 41,5% contro il 27,4%) per poter accedere ad opportunità professionali migliori e meglio retribuite, affinare la conoscenza delle lingue e sperimentare culture lavorative più meritocratiche.
“Estero” però non significa ovunque: ci sono condizioni e motivazioni che ridimensionerebbero, tra i giovani italiani, questa disponibilità a spostarsi. Tra le più diffuse la limitazione della libertà personale (29,1%), le abitudini e gli stili di vita (23,8%) e la distanza culturale (17,2%).

Lavorare per una multinazionale resta il sogno della maggior parte dei giovani (39,3%) più che avviare una propria attività imprenditoriale (15,9%) o praticare la libera professione (13,1%).
Maddalena Cassuoli
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