19/02/2013 - 19:00

The Green Closet: la moda sostenibile sbarca a Milano

The Green Closet propone 9 marchi di moda e accessori individuati e selezionati da Marina Iremonger, Responsabile Moda & Design di UKTI Milano. La maggior parte dei brand selezionati da Marina Iremonger espongono per la prima volta in Italia e costituiscono quindi novità assolute per i saloni donna milanesi.
Dietro ognuno di questi marchi c'è il talento creativo di stilisti sensibili alle tematiche ambientali e sociali, le cui collezioni rispondono a uno o più criteri di eco-sostenibilità come il recycling, l'upcycling, gli approvvigionamenti a chilometro zero, le produzioni eco-etiche a basso impatto sulle risorse e sull'ambiente, le fibre naturali e biodegradabili, l'uso di artigianato, materie prime e manodopera locali, il minimo spreco di materie prime, il fair-trade, l'aiuto alle comunità e ai paesi marginalizzati. La sostenibilità è un tema molto sentito nel Regno Unito e, a giudicare dalle iniziative e campagne avviate da parte di governo, industria e consumatori, il paese promette di diventare un leader globale in questo campo. Nel Regno Unito la spesa in abbigliamento etico continua a crescere. La spesa per beni e servizi "green" è cresciuta del 18 % negli ultimi due anni, nonostante la crisi economica. Nel complesso, il mercato etico nel Regno Unito valeva 4,32 miliardi di sterline nel 2009 rispetto ai 3,65 miliardi di due anni prima, tenendo conto che la spesa complessiva delle famiglie e' cresciuta in questo stesso periodo soltanto dell'1%. I prodotti etici per la persona, tra cui abbigliamento e cosmetici, sono stati il settore a maggiore crescita, con un incremento del 2 % nell'arco di due anni raggiugendo una spesa di 1,8 miliardi di £.

Le vendite di abbigliamento etico sono cresciute del 72% raggiungendo 177 milioni di sterline, mentre le vendite nei negozi di beneficenza sono aumentate del 62% con un valore di 340 milioni di £. Nel novembre 2010 e maggio 2011, l'Ethical Fashion Forum ha svolto un sondaggio riguardante sia i negozi tradizionali nel Regno Unito che le vendite on-line di moda sostenibile. La ricerca ha individuato e recensito 23 importanti retailers britannici con punto vendita tradizionale come rivenditori di moda etica. Oltre la metà di questi negozi ha iniziato a vendere prodotti di moda etica negli ultimi 5 anni. L'indagine ha considerato solo le principali insegne delle shopping street centrali senza contare tutti i singoli negozi su strada che in UK vendono moda etica, che sono senz'altro molto più di 23. Tra i negozi multimarca on-line ne sono stati individuati 43 con una particolare attenzione al prodotto di moda sostenibile. La maggior parte di queste vendite on-line sono state aperte nel corso degli ultimi 3-5 anni e nuove e innovative piattaforme online per la moda sostenibile continuano ad essere lanciate, primi fra tutti i portali statunitensi, canadesi e britannici. Nonostante la crescita, quello della moda eco-etica rimane ancora un mercato poco sviluppato e pieno di potenzialità. Il mercato dell'abbigliamento etico è leggermente più esteso del settore degli abiti da sposa e equivalente a quasi la metà del valore delle vendite di calzetteria.

Sebbene ridotto rispetto al totale dell'abbigliamento [meno dell' 1%], è caratterizzato da un fenomeno che vede i principali operatori delle vendite al dettaglio come Marks & Spencer, H & M, Topshop, Sainsbury, Tesco e altri, lanciare sempre più collezioni di moda etica con il proprio marchio, cosa che farà crescere in maniera esponenziale il volume totale di vendite. I principali ostacoli sono attualmente la consapevolezza e la capacità di apprezzare il prodotto da parte dei consumatori nonché la reperibilita' di prodotti eco-etici. Tutti e tre questi fattori possono essere gestiti dai produttori e dai rivenditori, e quindi possono aumentare il potenziale di crescita. Il Ministero per l'Ambiente (Defra, Department for the Environment, Food and Rural Affairs ) ha lanciato il Sustainability Clothing Action Plan nel 2007. Il Carbon Trust è il primo istituto che ha sviluppato un metodo per certificare l'impatto ambientale dei prodotti di consumo e dei servizi (la Carbon Reduction Label) ed ha creato il primo standard internazionale di impatto globale a livello corporate, certificando 650 organizzazioni e totalizzando una riduzione globale di emission di 5.5 Mt - equivalente a 252 milioni di sterline di risparmi sui costi. Oltre 27.000 prodotti hanno ottenuto la certificazione e l'etichetta Carbon Reduction Label appare su prodotti che realizzano un fatturato annuo di 3.3 miliardi di sterline.

Oltre a queste iniziative a livello istituzionale in UK anche l'industria e il commercio della moda hanno lanciato programmi per la sostenibilita': tra gli esempi il salone Estethica, un'iniziativa del British Fahion Council che fa parte della London Fashion Week e che raggruppa a ogni edizione nuovi marchi e stilisti eco-sostenibili ed etici, e l'Ethical Fashion Forum. Quest'ultimo, fondato in UK, e' l'organismo che raggruppa produttori e stilisti di moda eco. L'EFF raggruppa circa 6000 aziende in oltre 100 paesi. Collabora con i principali negozi e grandi magazzini in Uk come Topshop; ha attivato il progetto Africa Inspires in collaborazione con l'ITC (Nazioni Unite) coinvolgendo 46 delle principali insegne e marchi di moda UK che hanno dato lavoro a cooperative di donne africane per produzioni sostenibili. L'EFF ha fornito training a oltre 1000 operatori della moda per educarli ad un sustainable sourcing tramite il programma Spotlight on Sourcing. Ha lanciato 24 nuove label di moda ecosostenibile e le ha promosse tramite il concorso Innovation. La catena di grandi magazzini Marks & Spencer promuove il cotone etico e organico e collabora attivamente con l'istituto di charity internazionale Oxfam; anche la catena John Lewis promuove diversi marchi di moda fair trade ed ha un' apposita sezione della sue vendite on line; Stella McCartney, paladina della eco-sostenibilita' nella moda e nella vita, e' la stilista britannica piu' green; il negozio on-line Eco-Age vende solo abiti e accessori green. Fondato da Livia Firth, che e' anche promotrice della Green Carpet Challenge, la sfida di far indossare abiti eco-etici alle star dei red carpet. The Green Closet vuole mostrare ai compratori della moda Italiani ( e anche esteri) a comprare in maniera piu' intelligente, rispettando l'ambiente e magari dando aiuto a popolazioni svantaggiate, ecco perche' si è associato a Oxfam, che aiuta le donne nel mondo a ritrovare dignita' nel lavoro e nella societa'. Alcuni dei marchi lanciati dalle precedent edizioni di The Green Closet sono attualmente commercializzati con successo in Italia. Magliera fatta a mano dalla Scozia, shopping bag in materiali riciclati, capi in cashmere stampati a mano, agli Italiani piacciono le cose autenticamente british e veramente sostenibili.
Tommaso Tautonico
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