01/01/2013 - 01:00

Mister global warming a Roma

James Hansen il 15 marzo sarà a Roma, terrà infatti una lectio magistralis sull'argomento "L'impatto umano sul sistema climatico" nell'ambito di un incontro organizzato dalla fondazione Aurelio Peccei del Club di Roma.
James Hansen non solo è una delle personalità di spicco della climatologia mondiale (oltre a tenere una cattedra in Scienze della terra e dell'ambiente presso la Columbia university, dirige dal 1981 il Goddard center for space studies- Giss - della Nasa, ente che tra le altre cose gestisce uno dei tre database climatici presi come fonte dalla World meteorological organization), ma anche una delle figure che, nel dibattito scientifico, politico e mediatico riguardante il surriscaldamento globale, più si è speso in direzione della sensibilizzazione rispetto all'incidenza del ruolo antropico e, quindi, verso la necessaria attivazione di misure di adattamento/mitigazione del gw.
Derivano in buona parte dagli studi condotti dal Giss, infatti, le valutazioni sul forcing radiativo attribuite alle diverse forzanti climatologiche (antropiche e naturali), e in generale le ricerche della Nasa sono state tra le più influenti nella stesura dei quattro report che, dal 1990 al 2007, sono stati prodotti dall'Ipcc. Inoltre, va ricordata la seduta del Congresso americano del giugno 1988 in cui, davanti tra gli altri all'allora senatore Al Gore, Hansen sottolineò come il problema del global warming, fino ad allora considerato solo una stramberia climatologica, poteva diventare - come è stato poi dimostrato dagli eventi - una delle sfide più ardue per garantire la solidità del sistema socio-economico dell'intero pianeta.
Altra "visita" del climatologo nelle stanze dorate del Congresso avvenne esattamente 20 anni dopo, nel giugno 2008, allorché Hansen accusò esplicitamente alcune compagnie petrolifere multinazionali di aver prodotto documenti manipolati al fine di «diffondere dubbi riguardo al surriscaldamento globale, così come le aziende del tabacco avevano screditato il legame tra fumo e tumori». Hansen sostenne quindi, in un discorso che è rimasto negli annali della politica americana e del suo rapporto con la scienza, che «questi amministratori delegati dovrebbero essere processati per crimini contro l'umanità e la natura. La condanna dei vertici della Exxon Mobil e della Peabody Coal - concluse - non sarà una consolazione se lasceremo ai nostri figli un clima impazzito».
Come si evince da quanto scritto, il climatologo americano non è tipo che le manda a dire, o che evita di assumere posizioni chiare: un atteggiamento che, va detto, ha attirato sulla sua figura varie critiche, anche provenienti dall'interno della stessa comunità scientifica. A questo proposito va ricordato anche l'arresto di Hansen (vedi link in fondo alla pagina), avvenuto nel corso di una manifestazione contro la pratica del cosiddetto "Mountaintop mining" in cui lo scienziato, insieme ad alcune facce note dello show business americano (come l'attrice Daryl Hannah), aveva deliberatamente varcato i cancelli di uno stabilimento minerario, col conseguente arresto per invasione di proprietà privata, e ovviamente col successivo immediato rilascio. In generale, Hansen ha più volte assunto posizioni contro quello che definisce «l'inganno del carbone pulito», cioè le varie pratiche che - a partire dal carbon capture and storage - stanno venendo messe in atto dalle imprese carboniere per rendere l'estrazione e l'utilizzo del carbone meno impattanti per il sistema climatico.
Insomma, una figura il cui istrionismo, per i suoi detrattori (che in primo luogo non hanno perdonato ad Hansen la partecipazione al documentario "The inconvenient truth" e quindi la sua vicinanza alle posizioni di Al Gore), ha reso meno attendibile la scienza climatica. E svariate critiche ha ricevuto anche la sua posizione sui già citati forcing climatici verso il riscaldamento e sulla preponderante impronta antropica, posizione che deriva dagli studi compiuti al massimo livello scientifico, ma che è anche stata criticata da vari altri climatologi che ne hanno sottolineato un eccesso di "sicurezza" davanti ai molteplici dubbi che tuttora la scienza riveste.
Dall'altra parte, va sottolineato che è grazie a figure come quelle del climatologo americano - e alla loro capacità comunicativa - che, oggi, il mondo sta finalmente prendendo di punta il problema del global warming e anzi ne sta cogliendo le opportunità in direzione di una riconversione ecologica dei sistemi sociali ed economici.
L'appellativo di "mister global warming", cioè, che gli è stato attribuito in senso spregiativo, è anzi da considerarsi come un titolo di merito, per chi ha saputo - di fronte ad un conformismo devastante travestito da "libertà di pensiero", che continua ancora oggi come testimonia la bufera che ha colpito l'Ipcc - portare avanti una battaglia che oggi è si largamente condivisa nella società globale, ma che venti anni fa era condotta da pochi profeti. Profeti che allora erano chiamati "Cassandre", e che invece, almeno per come si è evoluto il clima da allora, hanno ricevuto dalla storia il merito di "avere avvisato per tempo" di cosa stesse succedendo al pianeta in conseguenza delle emissioni dirette e indirette.
Tommaso Tautonico
autore