01/01/2013 - 01:00

La Finanziaria e il settore delle auto elettriche

Le aziende produttrici delle auto elettriche rischiano di finire come lâ Olivetti: colpevoli di essere troppo avanti. Un provvedimento insignificante dal punto di vista finanziario che rischia di diventare gravissimo sul piano simbolico.
L'abolizione del contributo per le auto elettriche, insignificante dal punto di vista del valore in se: poche centinaia di auto nel 2009 ne hanno usufruito, ma nel momento in cui i principali paesi europei hanno adottato grandi iniziative per il decollo del settore, l'Italia abolisce anche il pochissimo fatto sinora.
Eppure abbiamo il settore produttivo più avanzato d'Europa, le aziende che hanno prodotto più veicoli elettrici di tutto il resto del pianeta, dalla Piaggio, alla Faam, alla Microvett per citare solo le più conosciute siamo riusciti a far fare alle auto elettriche un salto tecnologico straordinario.
Di fronte ai programmi della Spagna per 100.000 auto elettriche ordinate in cambio del mantenimento dello stabilimento Renault, oppure ad analoghe iniziative di Francia e Danimarca per non parlare della Norvegia che abolisce dal 2015 i motori endotermici sulle nuove auto o degli Usa che spingono la Fiat a trovare l'America per l'auto elettrica come i nostri emigranti di 50 anni fa, il disimpegno totale dall' elettrico è un atto di autolesionismo nazionale.
Per questo è importante far sentire la nostra voce, la voce di organizzazioni politiche di ogni schieramento e di organizzazioni sociali o partecipative come di comuni cittadini,ricercatori e opinion leader. Serve il rifinanziamento degli incentivi per le auto elettriche così come serve anche un piano di sostegno alle amministrazioni pubbliche e alle aziende per cambiare le proprie flotte in trazione elettrica.
Tommaso Tautonico
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