01/01/2013 - 01:00

"Vestiti che fanno male"

Sei sicuro che ciò che indossi non stia danneggiando la tua salute o provocando uno squilibrio all'intero pianeta? Rita Dalla Rosa, autrice del nuovo libro "Vestiti che fanno male" pubblicato da Terre di Mezzo Editore, ci porta a farci queste domande attraverso un'analisi completa di fibre, prodotti chimici, provenienza dei nostri vestiti. Per una scelta sostenibile che ci aiuti a vivere meglio e a restare sani
 
"Vestiti che fanno male" è il titolo del nuovo libro di Rita Dalla Rosa, pubblicato da Terre di Mezzo Editore. Il sottotitolo del libro introduce ai temi toccati al suo interno: "Coloranti, candeggianti, ammorbidenti,antimuffa, fungicidi - Tutti i pericoli che si nascondono nel tuo guardaroba". 
 
L'acuta osservazione dell'autrice in merito alla sempre maggiore attenzione posta nell'acquisto di cibo, e invece la scarsa meticolosità nei confronti degli acquisti di vestiti, è certamente corretta. Infatti tendiamo tutti a immaginare effetti immediati, quali eccessiva assunzione di calorie e chili di troppo o sostanze nocive, o ancora malesseri fisici per i cibi piuttosto che per il contatto diretto tra pelle e capi d'abbigliamento.
 
Nel suo libro Rita Dalla Rosa ci invita proprio a riflettere sull'importanza della scelta in merito a ciò che indossiamo, partendo da un'analisi dettagliata delle fibre naturali e sintetiche, dei prodotti chimici utilizzati nella produzione di vestiario, fino alle conseguenze che esse possono avere per la salute di ognuno di noi.
 
La seconda parte del libro è dedicata invece ai metodi possibili per un "guardaroba sostenibile" che rispetti il pianeta non consumandone inutilmente tutte le risorse - con il solito consumismo compulsivo a cui la società ci ha abituato - e le alternative per un vestiario sano.
 
Il settore dell'abbigliamento abbraccia anche problematiche che vanno oltre la salute di chi indossa i capi. Infatti spesso i produttori sfruttano manodopera assumendola a basso costo - specialmente nei paesi in via di sviluppo e per l'80% manodopera femminile - dunque ci sono ragioni etiche, che si aggiungono a quelle salutistiche, per fare scelte ponderate quando andiamo in giro per negozi e mercatini a fare shopping.
 
Aggirare l'ostacolo sarebbe molto più semplice se i produttori rispettassero le imposizioni della legge in merito all'etichettatura con l'indicazione di tutti i materiali realmente utilizzati e la provenienza del capo: abbiamo tutti diritto ad essere informati per fare scelte corrette secondo i nostri valori.
Mara Giuditta Urriani
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