Oli lubrificanti esausti: quasi il 90% viene rigenerato
Nel 2011 l’immissione di oli lubrificanti nel nostro mercato ha continuato a percorrere un trend negativo, con 431.000 tonnellate rispetto alle 436.000 tonnellate del 2010.
Insieme alla contrazione dell’immesso al consumo, anche la raccolta di olio usato (coordinata del Consorzio Obbligatorio Oli Usati - COOU) ha vissuto una flessione pari all’1%, passando da 192.000 tonnellate nel 2010 a 189.000 tonnellate nel 2011.
La raccolta di oli minerali esausti ha toccato nel 2007 il valore di 215,2 tonnellate, nel 2008 212,5, nel 2009 194,2, nel 2010 191,9 e nel 2011 189,3 (Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2011).
I dati di raccolta dell’olio usato del 2011 sono influenzati dal tempo tecnico, di difficile valutazione, trascorso tra l’immesso al consumo di lubrificante e la raccolta dell’olio usato (che il lubrificante nuovo va a sostituire), il quale è costituito dalla somma di due componenti:
- il tempo che passa tra l’acquisto e il consumo (legato alle scorte tecniche delle diverse tipologie di lubrificante, ad esempio nel settore industriale);
- il tempo esistente tra l’estrazione dell’olio usato dall’impiego e il ritiro da parte di un concessionario del Consorzio (tempo di stoccaggio del rifiuto).
Questi due elementi sono condizionati sia dalla tipologia d’uso, sia dalle politiche di gestione delle scorte adottate dagli utilizzatori, sia dall’ubicazione del punto di prelievo dell’olio usato, solo per citare alcuni elementi che concorrono a dilatare i tempi. Nonostante si sia registrata una contrazione della raccolta, il rapporto tra gli oli usati e gli oli immessi al consumo si è mantenuto su valori importanti: 43,9 % con un dato prossimo a quello dello scorso anno.
Per quanto attiene al recupero, le caratteristiche qualitative dell’olio raccolto determinano la destinazione finale. I trattamenti cui può essere sottoposto l’olio sono principalmente tre: rigenerazione, combustione, termodistruzione. Sulla base della tipologia e della qualità degli oli raccolti, la percentuale di oli usati rigenerabili nel 2011 si attesta intorno all’88,7% del totale raccolto. Gli oli riutilizzabili avviati a combustione sono poco più dell’11%, mentre una quota trascurabile (0,1%) di oli inquinati e non riutilizzabili è stata destinata alla termodistruzione.
La rigenerazione è finalizzata all’eliminazione dei residui carboniosi e degli ossidi metallici presenti negli oli usati. Il processo di lavorazione, presso raffinerie autorizzate, consente di trasformare gli oli usati in una base lubrificante con caratteristiche qualitative simili a quelle delle basi lubrificanti derivanti direttamente dalla lavorazione del greggio. Il processo di rigenerazione consente di ottenere, inoltre, gasolio, combustibili, additivi per bitumi e zolfo. Nel 2011, la quantità di oli usati lavorata presso le raffinerie è stata pari a 170.291 tonnellate, dalle quali sono state ricavate 105.879 tonnellate di oli base rigenerati. Tale produzione corrisponde a circa il 25% del totale di oli lubrificanti finiti immessi al consumo nel corso del 2011.
La combustione degli oli usati non rigenerabili avviene all’interno d’impianti (cementifici) autorizzati a utilizzare alcune tipologie di rifiuto speciale in sostituzione di combustibili tradizionali, in modo da poterne sfruttare il potere calorifico, che mediamente è pari a 9.500 chilocalorie a chilogrammo. Nel 2011 il COOU ha venduto agli impianti presenti sul territorio nazionale, utilizzando lo stock, un quantitativo pari a 22.943 tonnellate di olio destinato alla combustione.
La termodistruzione rappresenta la modalità di eliminazione degli oli usati residuali riservata agli oli raccolti dal COOU che contengono sostanze inquinanti difficilmente separabili e che pertanto ne rendono impossibile il recupero. La termodistruzione permette di eliminare definitivamente le sostanze nocive presenti nell’olio usato. La quantità di olio eliminato tramite termodistruzione ha mantenuto la tendenza al ribasso degli ultimi anni: il quantitativo di olio destinato a termodistruzione per l’anno 2011 è stato pari a 183 tonnellate.
Per quel che riguarda il mercato degli oli lubrificanti, nel 2011 si è assistito a una sostanziale stagnazione dei consumi nonostante un promettente inizio d’anno (gennaio/maggio +5,5%); da giugno in poi tutti i mesi hanno registrato un segno negativo, fatta eccezione per ottobre con +5,6%. I motivi di questa apparente anomalia vanno ricercati in fattori come il ripristino delle scorte, assottigliatesi già dal 2009 a causa della scarsa liquidità delle aziende, nei programmi di manutenzione più sofisticati che consentono una più accurata gestione delle cariche di lubrificante e ne allungano la vita in servizio e, ancora, nel prezzo internazionale delle basi minerali, che continua ad aumentare sotto la spinta dell’andamento delle quotazioni del petrolio.
Nonostante gli eccezionali risultati raggiunti negli ultimi anni, il Consorzio ha comunque cercato di valutare - attraverso una specifica indagine - quanto olio usato mancasse per raggiungere il risultato del 100% del raccoglibile. Da tale indagine è emerso che una minima parte sfugge ancora alla raccolta del Consorzio. Ciò che manca alla raccolta si concentra sia nel settore industriale, che nel “fai da te”: autotrazione, nautica e agricoltura.
