01/01/2013 - 01:00

Liberi dall'amianto, presentato il rapporto di Legambiente

Legambiente presenta il rapporto sullo stato del risanamento dei siti inquinati da amianto in Italia e afferma "Emergenza nazionale. Urgente spostare la gestione dell'iter delle bonifiche dal Ministero agli Enti locali e istituire il fondo nazionale per i siti orfani".
75mila ettari di territorio contaminato da fibre di amianto che, in attesa della bonifica dei siti, continuano a mettere a rischio la salute dei cittadini. Anni e anni di battaglie sostenute da associazioni, comitati, sindacati per mettere in sicurezza il territorio e riconoscere i diritti delle famiglie dei lavoratori danneggiati - e in molti casi, purtroppo, uccisi - dalla sostanza estratta, lavorata, smaltita, abbandonata. Oltre 9mila casi di mesotelioma pleurico, il tumore dell'apparato respiratorio strettamente connesso all'inalazione della fibra di amianto riscontrati in Italia dal 1993 al 2004, con una esposizione che nel 70% dei casi è stata di tipo professionale.
Questi, in estrema sintesi, i temi di Liberi dall'amianto, il dossier di Legambiente presentato a Torino, nel corso della seconda conferenza nazionale non governativa "Amianto e giustizia", promossa da un vasto cartello di associazioni tra cui AIEA (associazione italiana esposti amianto), Legambiente, Medicina Democratica nazionale e Isde (Medici per l'Ambiente), alla quale hanno aderito anche le sigle sindacali CISL, FIM CISL, CUB, COBAS, CGIL, FISMIC, FIOM CGIL.
L'amianto in Italia è presente in molte zone e in varie forme: da quello naturale che emerge in superficie e giace all'aria aperta nelle miniere abbandonate da almeno vent'anni, a quello grezzo contenuto in sacchi malamente stoccati nei magazzini o nei piazzali degli stabilimenti produttivi, fino a quello miscelato con il cemento nella classica ondulina dei tetti e nelle tamponature degli edifici industriali o domestici degli anni '70 e '80 presente diffusamente in tutta Italia.
Ma i numeri eccezionali dei casi di mesotelioma alla pleura si spiegano anche con il record non invidiabile della produzione di amianto che deteneva l'Italia fino al 1992, di secondo produttore europeo con oltre 3,7milioni di tonnellate di amianto grezzo estratto, prodotto e commercializzato in tutto il Paese, con alcune situazioni eccezionali. Come il caso del milione di metri quadrati utilizzati nelle coperture di edifici privati di Casale Monferrato (Al), ai 45milioni di m3 di pietrisco di scarto contaminato utilizzato per il rimodellamento dei versanti e delle valli circostanti la miniera di Balangero (To), passando per i 90mila m3 di fibra contenuti nello stabilimento produttivo di cemento amianto nella città di Bari, fino ad arrivare ai 40mila big bags con rifiuti d'amianto prodotti fino ad oggi nella bonifica di Bagnoli a Napoli.
Numeri da vera e propria emergenza nazionale, che indicano con chiarezza i rischi per una parte dei cittadini nel nostro Paese, che vivono in quei 75mila ettari di territorio interessati dalla presenza dell'amianto e inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell'ambiente. Ci sono ampie porzioni di province come quella di Alessandria - con Casale Monferrato e 47 comuni limitrofi costruiti con l'amianto -, città come Napoli (a Bagnoli) e Siracusa caratterizzate dalla presenza di stabilimenti di produzione di cemento amianto nelle loro zone industriali, comuni come Bari e Broni (Pv) che ancora oggi ospitano nel centro abitato importanti siti produttivi dismessi che lavoravano la fibra killer, fino ad arrivare alle miniere di Balangero (To), la più grande d'Europa, ed Emarese (Ao) da dove veniva estratto il minerale prima della lavorazione nelle cementerie italiane e non solo.
"Nonostante l'urgenza sanitaria - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - le bonifiche vanno a rilento, grazie anche all'inefficiente gestione da parte del Ministero dell'ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione eautorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica. Bisogna spostare la gestione dell'iter in ambito locale, presso le Regioni o i Comuni, assicurando al Ministero e agli enti tecnici nazionali il compito di supportare, verificare e indirizzare il procedimento, garantendo ai cittadini trasparenza e disponibilità delle informazioni sullo stato di avanzamento del risanamento ambientale".
Per maggiori informazioni www.legambiente.eu


 
Tommaso Tautonico
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