24/06/2020 - 00:00

Disabili: le misure per l'integrazione sociale

Accessibilità e inclusione sociale.

La legislazione italiana continua a sottolineare l’importanza dell’integrazione delle persone con disabilità nella società. Ma non sempre questo corrisponde a un effettivo impiego di mezzi e risorse, né ad un autentico cambiamento nell’atteggiamento collettivo.

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Quando pensiamo all’integrazione sociale delle persone con disabilità ci vengono in mente i più comuni mezzi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, in primo luogo rampe, vari tipi di montascale, piattaforme elevatrici ed ascensori.

Questi strumenti sono una parte importante della lotta contro la discriminazione e l’emarginazione sociale delle persone con disabilità, ma è necessario pensare che l’impegno pubblico e del singolo cittadino non possa fermarsi qui. Leggi e documenti, ad oggi, non fanno che sottolineare l’urgenza di un indirizzo comune, ma purtroppo i fondi per realizzare città davvero accessibili sono insufficienti, e creare una competenza diffusa (ovvero di massa) su questioni così importanti è sempre più complesso. Tutto ciò accade perché la formazione del personale e l’informazione del cittadino diminuiscono di anno in anno, secondo un trend che lascia poco spazio all’ottimismo.

Affinché si sviluppi una vera coscienza collettiva sul tema della disabilità, è necessario che i singoli cittadini prendano consapevolezza di cosa essa significhi, stimolando i loro processi empatici, e istruendoli su forme autentiche di rispetto, inclusione e solidarietà. L’obiettivo è quello di modificare l'atteggiamento che la maggior parte delle persone dimostra di possedere in merito alla disabilità, che si fonda su una grande lacuna culturale: il più delle volte, infatti, ciò che manca è semplicemente la consapevolezza delle esperienze altrui, della quotidianità di una persona e delle sue difficoltà. Come in molti altri campi dell’educazione civica, la disuguaglianza trova radici profonde nella disinformazione e nell’ignoranza, fenomeni a cui solo la scuola può dare un argine. Per cambiare radicalmente l’atteggiamento della società nei confronti della disabilità, perciò, è necessario ripartire dalla scuola, che rappresenta non solo l’ambiente ideale per abbattere le barriere della disinformazione e della paura del diverso, ma anche – e soprattutto – il primo momento di socializzazione integrata al di fuori delle mura domestiche.

Una scuola inclusiva e che trasmetta i valori della solidarietà e dell’accettazione del diverso, deve necessariamente partire dalla formazione di personale specializzato, che sappia a sua volta fornire una corretta formazione a maestri, professori ed educatori in generale. Un modo efficace per rendere la scuola un posto sicuro e mentalmente aperto, è sicuramente creare una rete tra tale personale e le famiglie dei ragazzi con disabilità, permettendo, in questa rete, un’interazione diretta e immediata anche con i referenti delle associazioni che si occupano di queste problematiche e con gli esperti di area sanitaria che seguono e assistono i ragazzi e le loro famiglie. Solo l’interazione tra competenze diverse ed eterogenee, su più piani e livelli, può fare della scuola un ambiente sano ed inclusivo, in cui i ragazzi con disabilità possano trovare risorse, mezzi e pareri professionali.

A scuola come negli ambienti lavorativi, è bene quindi creare un processo di integrazione che parta dalle competenze e dalla collaborazione. Anche la realtà lavorativa va ripensata e riadattata ad un’apertura – mentale, prima che concreta – alle persone con disabilità. Anche in questo caso, come per l’ambiente scolastico, è indispensabile formare personale capace di comprendere, riconoscere e accogliere le differenze. L’integrazione, però, di per sé già un passo molto complesso e delicato, non è sufficiente per garantire alle persone con difficoltà motorie o invalidità una qualità di vita adeguata. Motivo per cui, oltre all’integrazione, soprattutto sul piano lavorativo, è necessario puntare anche sull’inclusione, colei che, come garantisce la nostra Costituzione, dà fondamento alla dignità della persona. Includere nella società significa non semplicemente “normalizzare”, bensì creare delle condizioni per cui si tragga giovamento dalla comunicazione e dal confronto con la diversità.

Per rendere effettivo un cambiamento di tale portata, bisogna adeguare spazi e ambienti a questo nuovo modo di pensare. Non solo attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche, ma anche per mezzo dell’adeguamento delle attrezzature e del personale che si occupa dei servizi educativi, sportivi e ricreativi, e attraverso misure che consentano la fruibilità del trasporto pubblico. Le persone con disabilità devono godere di misure particolari atte a tutelare il proprio posto di lavoro, e al contempo devono essere i beneficiari di interventi di tipo socio-psicologico, che prevedano varie forme di assistenza sociale e sanitaria a domicilio, la sicurezza di aiuto domestico e di tipo economico, finalizzato al sostegno della persona portatrice di handicap e del nucleo familiare in cui è inserita. Attualmente sono previste anche una serie di agevolazioni fiscali, che avrebbero però bisogno di una revisione costante e di un aggiornamento da valutare in comune accordo con le rappresentanze di categoria.

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile
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