16/05/2019 - 19:01

Da Findus un protocollo per migliorare la biodiversità

Findus Italia, leader del mercato surgelati, ha dato il via ad uno studio con l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo per stilare un protocollo di linee guida per migliorare la biodiversità da adottare nelle aziende agricole che coltivano le sue verdure.

biodiversità

Biodiversità sempre più a rischio. Questo l’allarme lanciato dall’organismo Onu sulla biodiversità da Parigi nelle scorse settimane che ha invitato a misure di urgenza per arginare la perdita di biodiversità vegetale e animale.  Nei prossimi anni potrebbero estinguersi 1 milione di specie animali e vegetali, circa 1/8 di quelle che popolano il pianeta. Un dato shock annunciato dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes), contenuto in un rapporto di 1800 pagine frutto di tre anni di censimenti e analisi di dati da parte di diverse centinaia di esperti provenienti da 50 Paesi.  Gli studiosi hanno rilevato come la maggior parte delle piante e degli animali autoctoni del pianeta sia diminuita del 20 per cento o anche di più, principalmente nel secolo scorso.

Un gesto concreto arriva da Findus, azienda leader in Italia nel mercato dei surgelati, che ha avviato uno studio con l’Università degli Studi della Tuscia per stilare un protocollo di linee guida per conservare e migliorare la biodiversità nelle proprie aziende agricole, circa 700 su tutto il territorio nazionale.

Un progetto concreto che punta a stilare un elenco di regole valide che possano aiutare gli agricoltori a compiere scelte sempre più consapevoli, con suggerimenti per incrementare o mantenere il proprio livello di biodiversità. Un’iniziativa che si inserisce nell’impegno che l’azienda porta avanti da tempo, come dimostra l’adesione alla Sustainable Agricolture Initiative Platform (SAI Platform), la principale iniziativa internazionale in materia di agricoltura sostenibile, che porterà entro l’anno ad avere il 90% dei vegetali da agricoltura sostenibile (il 100% dei prodotti più consumati, come Minestrone, Spinaci e Piselli).

“Questo progetto è un ulteriore tassello di un percorso intrapreso da tempo - spiega Renato Roca, Direttore Marketing Findus -  ci impegniamo per assicurare prodotti approvvigionati e preparati in modo responsabile, con un sempre minore impatto sull’ambiente. Per questo entro i prossimi 6 anni tutti i nostri prodotti ittici e i nostri vegetali saranno approvvigionati in modo responsabile e stiamo mettendo in atto una serie di operazioni che ci porteranno a ridurre le emissioni di CO2. Lavorare per migliorare la biodiversità delle aziende agricole con cui collaboriamo è per noi un ulteriore passo avanti e continueremo a muoverci in questa direzione per dare il nostro contributo.”

AGRONOMI AL LAVORO: AL VIA IL PROGETTO DELL’UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA 
Gli esperti ambientali del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) dell’Ateneo hanno iniziato il proprio lavoro sul campo con la collaborazione del team di agronomi Findus. Lo studio durerà 5 mesi e ha l’obiettivo di valutare e monitorare la biodiversità di tre aree dove è maggiore il numero di aziende agricole che lavorano con Findus. Si tratta di sette aziende agricole “tipo”: tre situate nell’Agro Pontino, dove vengono coltivati gli spinaci e più della metà degli ingredienti del Minestrone Tradizione, due nel Fucino (in provincia dell’Aquila) da dove arriva la celebre Patata del Fucino IGP, ma anche le carote, e due nell’area della Capitanata, in particolare nel foggiano, dove vengono coltivati pomodori, sedano, spinaci e zucca. Queste aziende sono state selezionate perché sono rappresentative di variabilità ambientale e degli organismi bioindicatori, utili a stabilire degli standard validi da applicare in altre aziende della stessa zona.

DAI FIORI AGLI INSETTI: ECCO COME SI STUDIA LA BIODIVERSITÀ 
Dopo aver selezionato le aziende da utilizzare come caso studio, il lavoro è entrato nel vivo attraverso l’installazione di 12 stazioni di monitoraggio, il rilevamento della vegetazione di interesse e l’identificazione della fauna presente. Il gruppo di lavoro sta procedendo con lo studio dei territori dove sorgono i campi per mettere in evidenza tutti quegli elementi utili a stabilire il livello di biodiversità. Qualche indicatore? La presenza di alberi, siepi o bordure incolte, ad esempio, come spiega il dott. Stefano Speranza, referente scientifico del Progetto del dipartimento DAFNE, sono elementi positivi.

“Studiare la biodiversità significa partire dall’osservazione dell’ambiente circostante: la presenza di radure incolte, bordi fioriti o boschetti sono tendenzialmente segnali positivi. Anche gli insetti ci aiutano a capire il livello: la presenza, ad esempio di particolari lepidotteri oimenotteri, così come coleotteri carabidi o collemboli, è un punto a favore della biodiversità ambientale - spiega il dott. Speranza - Quanto detto perché le popolazioni di questi animali varia sensibilmente in risposta alle variazioni della qualità ambientale delle aree in cui vivono. Oltre alla presenza di fasce verdi e di insetti, anche la presenza di animali selvatici può essere un’evidenza positiva”

LA FASE FINALE DELLO STUDIO E L’ELABORAZIONE DELLE LINEE GUIDA 
La fase finale dello studio, che si concluderà nel corso dell’estate, vedrà l’identificazione dei campioni raccolti e la relativa analisi statistica dei dati. Lo studio di questi dati sarà volto alla stesura di linee guida adottabili per tutte le aziende. Le linee guida che verranno stabilite serviranno ad individuare la tipologia di interventi e le liste di specie vegetali da utilizzare. Sarà una sorta di “vademecum” per gli agricoltori, per dar loro indicazioni concrete sugli interventi da mettere in campo per essere sempre più attenti alla biodiversità.

Tommaso Tautonico
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