18/10/2021 - 17:33

Clima, ormai siamo alla frutta: il cambiamento climatico colpisce la filiera dell'agroalimentare

In occasione della Giornata Internazionale dell’Alimentazione, il WWF ha lanciato il report “2021 effetto clima: l’anno nero dell’agricoltura italiana” per denunciare come il clima abbia inciso drammaticamente sulla produzione di alcuni prodotti tipici del nostro territorio e i prezzi siano schizzati alle stelle. 

 

cambiamento climatico, filiera dell'agroalimentare

Danni enormi per la produzione italiana nel 2021, con cali fino al 95% per il miele e dell’80% per l’olio in alcune regioni del centro-nord. Con potenziali ripercussioni anche per la disponibilità di prodotti agro-alimentari sui mercati locali: i consumatori potrebbero essere gravemente colpiti dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari quali frutta e verdura, alla base delle diete sostenibili. Complessivamente, gli eventi climatici estremi sono costati al comparto agricolo circa 14 miliardi di Euro negli ultimi 10 anni. Nel decennio dedicato dalle Nazioni Unite alla nutrizione (2016-2025), il 2021 è celebrato dalla FAO come l’anno internazionale della frutta. Tristemente questa ricorrenza coincide con quello che viene definito da molti “l’anno nero dell’ortofrutta italiana”. Il report lanciato dal WWF evidenzia come nella regione mediterranea il riscaldamento superi del 20% l'incremento medio globale della temperatura, ponendo il nostro Paese in una posizione di particolare vulnerabilità rispetto agli effetti del cambiamento climatico. 

Il peso del cambiamento climatico sull’agricoltura e sulle tavole d’Italia 
Con circa 1500 eventi estremi, il 2021 fa registrare in Italia un aumento del 65% di nubifragi, alluvioni, trombe d'aria, grandinate e ondate di calore rispetto agli anni precedenti. Secondo i dati riportati dal WWF, alcune colture sono state penalizzate in modo generalizzato, come il miele che è arrivato a perdere addirittura il 95% della produzione rispetto all’anno precedente e la frutta che vede un calo medio del 27%, con picchi di -69% come quello registrato dalle pere (in pratica più di un frutto su quattro è andato perduto a causa degli effetti di eventi estremi e imprevedibili quali gelate, siccità e grandinate). Ma anche il riso (-10%), il vino (che in alcune regioni ha subìto cali fino al 50%) e l’olio che ha fatto registrare in alcune regioni del centro-nord i danni più gravi: fino all’80% in meno in un anno che doveva segnare invece una produzione in crescita rispetto all’anno precedente. Anche le filiere di trasformazione sono state messe in crisi: il caldo torrido di questa estate ha accelerato la maturazione del pomodoro, superando la capacità logistica per raccoglierlo, trasportarlo e lavorarlo: il 20% del raccolto è andato così perduto.
“La crisi climatica, con i suoi molteplici effetti, sta minacciando la capacità produttiva dei sistemi agricoli a livello globale, compromettendo la loro capacità di nutrire adeguatamente l’umanità. È necessario affrontare questo cambiamento in maniera coerente e coordinata. I nostri comportamenti a tavola e fuori sono determinanti, non possiamo più ignorare il nostro ruolo all’interno del sistema globale”, afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia.  
 
L’odissea tra clima e agricoltura 
Il sistema alimentare è condizionato dal cambiamento climatico: produzione, distribuzione e costi sono sensibili al meteo estremo e alla qualità di suolo e acqua. In particolare nel sud Italia stiamo assistendo ad un fenomeno di “tropicalizzazione” che apre la possibilità alla sostituzione di coltivazioni di prodotti tradizionali con coltivazioni domestiche di frutti esotici, trend già in atto e che si stima sia raddoppiato negli ultimi tre anni. Ma allo stesso tempo la produzione, distribuzione e consumo di cibo lavorano come cause dirette del cambiamento climatico: basti pensare che il sistema alimentare contribuisce per circa il 37% alle emissioni di gas serra, di cui ben un terzo è legato agli sprechi alimentari, fenomeno in costante crescita.

“Come WWF abbiamo deciso di impegnarci per sensibilizzare il maggior pubblico possibile sull’impatto del sistema alimentare sui sistemi naturali e per spiegare quanto siano importanti le nostre scelte di consumo”, aggiunge Eva Alessi.L’agricoltura biologica rappresenta una soluzione duratura non solo alla produzione sostenibile di cibo, ma anche alla riduzione della produzione di gas serra da parte del comparto agricolo: lo stoccaggio di carbonio nel suolo, indotto dalla concimazione organica, potrebbe ridurre drasticamente le emissioni dell’intero comparto.”
È importante sapere però che la mitigazione del cambiamento climatico può venire anche dai comportamenti individuali. Nel nuovo report il WWF propone un decalogo per salvare il clima a tavola che contiene semplici accorgimenti - dalla spesa quotidiana a cosa portare in tavola perché ognuno di noi abbia gli strumenti per ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra e dare il proprio contributo al Pianeta, lanciando un segnale anche al mercato. 

Marilisa Romagno
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