23/05/2014 - 20:00

Chemioterapia: una nuova via per sconfiggere la resistenza ai farmaci

Superare la resistenza delle cellule tumorali alla chemioterapia, ricorrendo alla combinazione tra un farmaco antimicotico e un farmaco anticancro. E' quello che ha fatto un team europeo composto da ricercatori dell' Accademia Russa delle Scienze di Pushchino (Mosca) e dell'Università di Salisburgo.
Lo studio, pubblicato questo mese sullo European Journal of Cell Biology, ha preso in esame due comuni chemioterapici somministrati ai malati di tumore, scoprendo che la resistenza ai trattamenti anticancro deriva dall'abnorme espressione di alcune proteine (PRK1,PDR1 e PDR3 ) che hanno a che fare con la struttura del citoscheletro della cellula, responsabile della sua permeabilità. Questo tipo di resistenza rappresenta oggi la limitazione maggiore all'uso dei farmaci durante i cicli di chemioterapia. A fare da modello nella ricerca sono state utilizzate cellule del comune lievito per la panificazione, il Saccharomyces cerevisiae, microorganismo eucariota che rappresenta per i biotecnologi uno strumento quasi indispensabile per individuare, per analogia, specifiche funzioni nei meccanismi cellulari umani.

Un'inedita combinazione tra due farmaci anticancro, la Doxorubicina e la Latrunculina A, e un antimicotico, la Anfotericina B, ha superato in laboratorio il problema della farmacoresistenza, una delle principali cause di fallimento delle cure contro i tumori. È noto come le fusioni tra cromosomi, dette traslocazioni cromosomiche, siano anomalie genetiche strettamente correlate all'insorgenza di cellule cancerose, come nel caso della leucemia mieloide cronica. È proprio studiando nuove tecniche di traslocazione cromosomica indotta artificialmente che Dmitri Nikitin, dell'Accademia delle Scienze di Mosca, post-doc all'ICGEB e primo autore della ricerca, ha scoperto come questo tipo di eventi renda le cellule di lievito resistenti a due farmaci anticancro ben noti e utilizzati in clinica oncologica: la Doxorubicina e la Latrunculina A. Partendo da questa osservazione, i ricercatori sono poi riusciti a superare la resistenza ai due antitumorali ricorrendo contemporaneamente a un terzo farmaco, un ben noto antifungino, la Anfotericina B, già utilizzata nell'uomo per la cura delle micosi. A dosi elevate l'Anfotericina B è tossica per l'apparato uditivo tuttavia, fatta penetrare a dosi sub-tossiche all'interno della cellula, si è rivelata capace non solo di inibire la farmacoresistenza ma addirittura di rafforzare l'effetto oncosoppressore dei due antitumorali.

"Lo scorso anno abbiamo pubblicato con grande successo sulla rivista Frontiers una review sull'uso, ormai universale, del levito come cellula modello per quelle del cancro - spiega Valentina Tosato, autrice della review e dei lavori precedenti sulle traslocazioni cromosomiche. Avere ora riscontrato in questo microrganismo lo stesso fenomeno di resistenza ai farmaci tipico delle cellule umane, non solo rafforza il suo valore modellistico ma ci dà anche la possibilità di studiare molto più in profondità il fenomeno. Speriamo che il nostro lavoro sia di aiuto a chi combatte farmacologicamente il cancro con la chemioterapia". "Non nascondo la mia soddisfazione per la pubblicazione di questa ricerca - sottolinea Carlo Bruschi, Senior Scientist da 25 anni presso l'ICGEB - giunta alla fine di un percorso piuttosto complicato, date le sue potenziali implicazioni nelle modifiche ai protocolli di trattamento anticancro più diffusi. E' stato un bel lavoro di squadra i cui risultati, oltre che accrescere le nostre conoscenze sui meccanismi cellulari legati al cancro, potranno avere grande importanza anche dal punto di vista clinico".

Marilisa Romagno
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