01/01/2013 - 01:00

Avanti con la ricerca

Si chiama SBBGR (Sequencing Batch Biofilter Granular Reactor - potenziato ad ozono) il nuovo processo sviluppato dall’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari (Irsa-Cnr), in grado di depurare gli scarichi industriali contenenti composti poco biodegradabili.
Il nuovo processo indistriale promosso dal Cnr di Bari è in grado di depurare gli scarichi industriali contenenti anche composti scarsamente biodegradabili con la minima produzione di residui e abbattendo i costi. Il processo ha ricevuto il Premio Impresa Ambiente, ovvero la selezione italiana dell’European Business Awards for the Environment, istituito dalla Direzione generale Ambiente della Commissione europea.

Il progetto ha ricevuto dalla Commissione Europea il “Best Life Environment Projects” ed è un deciso passo avanti, sia in termini economico-industriali che ambientali a supporto dell’industria conciaria, tessile, olearia, della carta, del petrolio noti per la produzione di rifiuti liquidi poco biodegradabili, il cui trattamento e smaltimento risulta problematico per la difficoltà di raggiungere, con costi ragionevoli, i limiti di qualità allo scarico imposti dalle normative vigenti. Il processo sviluppato dall’Irsa-Cnr è basato sull’integrazione della degradazione biologica con un trattamento ossidativo ad ozono, usato al solo fine di rendere biodegradabili i composti recalcitranti.

Il funzionamento del sistema biologico consente inoltre di utilizzare il trattamento ossidativo con ozono in maniera specifica e controllata, dopo una prima fase di degradazione biologica per la rimozione dei composti biodegradabili e ossidando parzialmente i composti biorefrattari in modo da rendere anch’essi biodegradabili.
“Il sistema biologico si basa su un biofiltro, spiega Claudio Di Iaconi, ricercatore dell’Irsa-Cnr e responsabile della ricerca, nel quale la biomassa, confinata in un mezzo di riempimento plastico, cresce sotto forma di granuli ad elevata densità, raggiungendo concentrazioni di circa un ordine di grandezza superiore ai valori che normalmente si ottengono negli impianti convenzionali”. I processi di trattamento attualmente impiegati, invece, si limitano a trasferire l’inquinante dal refluo alla fase solida, dando luogo alla formazione di consistenti volumi di fanghi tossici difficili da trattare e/o smaltire.
Marilisa Romagno
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