06/09/2014 - 17:27

Il futuro dell'industria siderurgica italiana passa attraverso la sostenibilità

Quanto è sostenibile l'industria siderurgica? Se pensiamo alla complessa vicenda dell'Ilva ovviamente la risposta non può che essere una: il comparto siderurgico è quanto di più lontano dal rispetto ambientale si possa immaginare. Ma le cose stanno realmente così? Proviamo a capire insieme se siderurgia e ambiente possono davvero andare d'accordo.
Per farlo partiamo da alcuni dei materiali prodotti da questo comparto produttivo, in primo luogo l'acciaio. Acciaio e sostenibilità vanno d'accordo, si sa. Si tratta di un metallo riciclabile al 100% e all'infinito, senza alcuna perdita di qualità. Ma non solo. Una volta recuperato, è ancora riciclabile al 100%. Questo tasso è molto elevato per l'acciaio, ma varia da prodotto a prodotto. Nelle costruzioni, per esempio, esso raggiunge livelli particolarmente elevati: 98% per le travi, 65-70% per le barre per armatura. Per ogni tonnellata di acciaio prodotta, l'industria siderurgica produce un vantaggio per le generazioni future, che non ne dovranno produrre. L'acciaio riciclato rappresenta il 40% della risorsa ferrosa mondiale per l'industria siderurgica.
 
Lo stesso discorso vale per l'alluminio. Più della metà dell'alluminio che sia mai stato prodotto fino ad oggi viene attualmente ancora impiegato. Circa il 95% dell'alluminio utilizzato nel settore dei trasporti e nel campo dell'edilizia, ed il 60% delle lattine in alluminio prodotte dall'industria alimentare vengono generalmente riutilizzati. Grazie al riciclo dell'alluminio è possibile ogni anno evitare in tutto il mondo circa 80 milioni di tonnellate di gas serra.
 
Ma, lo sappiamo, una cosa è la sostenibilità dei prodotti, altra cosa è la compatibilità ambientale dei siti industriali. Basti pensare - come dicevamo all'inizio - allo stabilimento Ilva di Taranto, ma anche ad altri poli siderurgici italiani, come Lucchini, Ferriera, Ast Terni, siti che potrebbero - e dovrebbero - essere trasformati in altrettante occasioni di sviluppo sostenibile. E ciò sarà possibile soltanto mettendo mano ad una nuova politica industriale, legata in particolare al settore siderurgico. Ma come si sta muovendo su questo versante il governo Renzi?
 
Sempre in tema di Ilva, di recente il decreto Competitività, approvato lo scorso mese di agosto dal Parlamento, ha dato la possibilità al commissario Piero Gnudi di sottoscrivere il prestito ponte e anche di accedere ai fondi sequestrati ai Riva per finanziare il piano ambientale. "Ilva avrà ancora un futuro industriale se porrà rimedio ai danni ambientali che ha creato"  ha detto a questo proposito il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti ribadendo come "il risanamento ambientale dell'Ilva sia un'assoluta priorità sociale ed economica e uno strumento strategico per il rilancio dell'azienda"
 
Ma come sta attualmente il comparto siderurgico nel suo complesso? "Difendere l'industria siderurgica italiana, e l'occupazione che garantisce, perché l'acciaio è una produzione essenziale per l'economia nazionale alla quale il Paese non può in alcun modo rinunciare" ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ribadendo, in una nota pubbicata ieri sul sito del Mise, la centralità della produzione dell'acciaio a poche ore dalla firma dell'accordo che ha determinato il ritiro della procedura di mobilità per l'Ast-ThyssenKrupp di Terni.
 
Per quanto riguarda Terni, il ministro ha spiegato che "la mediazione del governo è riuscita a evitare che atti unilaterali compromettessero il futuro di una presenza industriale essenziale non solo per l'Umbria ma per tutto il territorio nazionale. L'impegno del governo, delle istituzioni locali, dell'azienda e dei sindacati è adesso quello di raggiungere entro un mese un accordo che dia un futuro sostenibile al gruppo Ast". 
 
La titolare del dicastero dello Sviluppo economico ha poi ricordato, sempre sul versante Ilva, che grazie all'azione condotta dal commissario Piero Gnudi e dalla nuova squadra manageriale portata a Taranto, "è stato raggiunto un accordo con il sistema bancario che consente la prosecuzione dell'attività del maggior impianto siderurgico italiano, il pagamento delle spettanze ai lavoratori e ai fornitori, rendendo così possibile continuare la ricerca di un forte partner (come Arcelor Mittal e gli altri gruppi che hanno manifestato il loro interesse), in grado di sostenere gli ingenti investimenti necessari al suo rilancio". 
 
Per quanto riguarda infine la Lucchini, la Guidi ha ricordato le trattative avviate dal commissario Piero Nardi con l'indiana Jindal per gli asset di Piombino e la vendita al gruppo Arvedi della controllata Ferriera di Servola con un piano d'investimenti per 172 milioni. 
 
Insomma la strada del governo sembra essere quella di tutelare l'industria siderurgica italiana, salvaguardane l'occupazione e l'indotto, ma mettendo anche il rispetto ambientale al centro delle nuove politiche industriali. 
Rosamaria Freda
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