07/05/2014 - 11:44

Dl Lavoro, Ichino: shock positivo sul mercato dell'occupazione. Sacconi: provvedimento utile

L'Aula di palazzo Madama ha cominciato l'esame del famoso decreto Lavoro messa a punto dal premier Matteo Renzi e dal ministro del Lavoro Giuliano Paoletti per rilanciare l'occupazione nel nostro Paese. Come noto il testo, nel corso del suo percorso parlamentare, è stato oggetto di aspre critiche trasversali in quanto ritenuto non risolutivo - o addirittura peggiorativo - della situazione attuale dell'occupazione in Italia, che conta ben 7milioni di disoccupati
Ad essere oggetto di critiche è in particolare la nuova versione del testo (rispetto a quella licenziata da Montecitorio) che prevede che l'azienda che supera il tetto del 20% di contratti a termine non avrà più l'obbligo di assumere il lavoratore ma sarà punita con una sanzione monetaria. L'emendamento firmato dal governo, frutto della mediazione, ridimensiona la modifica che era stata approvata alla Camera, cioè l'obbligo di assunzione. 
 
Ma non tutti hanno una visione negativa delle nuove norme. Il dl Lavoro 'rimuove in parte il diaframma di natura normativa che oggi ostacola indebitamente l'incontro fra domanda e offerta di lavoro, con l'intendimento di produrre fin d'ora uno shock positivo sul mercato, un aumento sensibile del flusso delle assunzioni di lavoratori nelle aziende' ha detto nel corso della discussione sul provvedimento avvenuta ieri in Aula, il senatore di Scelta Civica, Pietro Ichino
 
'Se è vero, infatti, che le norme non hanno il potere di 'creare lavoro', è altrettanto vero che esse hanno, invece, il potere di impedire l'incontro fra domanda e offerta nel mercato dell'occupazione. E proprio questo appare oggi il caso del nostro Paese, dove un diritto del lavoro ancora strutturato nella sua parte centrale secondo le caratteristiche del tessuto produttivo di 50 anni or sono mal si adatta alla fluidità - e persino, in alcuni suoi segmenti, volatilità - del tessuto produttivo attuale' ha continuato il parlamentare. 
 
'Per tranquillizzare chi nelle ultime settimane ha ritenuto di vedere nel decreto il rischio di un dilagare della forma del contratto a termine come forma normale di impiego nel nostro Paese, va ricordato che in Italia, a fine 2013, in termini di stock (ovvero di rapporti di lavoro esistenti in un dato momento) i rapporti di lavoro a termine erano il 13,8 per cento, a fronte del 15 per cento della Francia e del 14,7 per cento della Germania" ha precisato Ichino. 
 
Soddisfatto del testo anche Maurizio Sacconi (FI-Pdl). 'I contratti a termine - ha spiegato Sacconi nel corso della discussione - risulteranno più agevoli perchè si è significativamente ridotta la deterrenza della sanzione quando sono in eccesso, nel qual caso comunque proseguono fino a conclusione del periodo. I loro rinnovi sono infinitamente possibili come accade nel caso dei lavori stagionali. Le attività di ricerca godono di condizioni ancor più flessibili. I contratti di apprendistato tornano a poter essere stagionali, sono resi più certi nel rapporto con le Regioni, consentono un maggiore ruolo delle imprese nella formazione, costano meno quando riguardano i minori che non hanno completato il processo educativo'. 'Il vincolo delle precedenti stabilizzazioni si limita alle aziende maggiori ove lavora solo un terzo dei lavoratori e già si rileva un ancor più alto tasso di continuità del contratto', ha aggiunto il senatore. 
 
Si tratta di 'un provvedimento utile, come utili sono tutte le norme che riconoscono la necessità di liberare il lavoro dai vincoli, come dalla pressione fiscale, per liberare i lavori' ha concluso il parlamentare. 
 
Il testo, una volta licenziato da palazzo Madama dovrà poi passare all'esame della Camera per l'approvazione definitiva e dovrà essere convertito in legge entro il 19 maggio pena la decadenza. 
Rosamaria Freda
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