06/05/2014 - 13:10

Jobs Act: una riforma miope a favore del datore di lavoro. Un esperto ci spiega il decreto lavoro

Oggi l'Aula di palazzo Madama comincerà l'esame del dl lavoro messo a punto dal premier Matteo Renzi e dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Sul testo, in commissione Lavoro del Senato, sono stati presentati ben 700 emendamenti, di cui 8 dal governo. Le proposte di modifica - che sono state approvate ieri dal gruppo di lavoro con i voti della sola maggioranza - hanno scatenato numerose polemiche e hanno incassato il no dei sindacati, primi tra tutti la Cgil guidata da Susanna Camusso.
Sotto la lente di ingrandimento c'è in particolare la norma che prevede una sanzione economica - e non l'assunzione obbligatoria - per le imprese che sforano il tetto massimo del 20% di contratti a termine sul totale dei lavoratori. La disposizione, introdotta con gli emendamenti presentati dal governo, precisa inoltre che la multa sarà pari al 20% nel caso in cui lo sforamento riguardi un solo lavoratore e salirà al 50% in tutti gli altri casi. 
 
Per capire meglio cosa preveda la nuova normativa e se essa possa davvero rappresentarla una riforma strutturale per il mercato del lavoro, Alternativa Sostenibile ha interpellato un esperto in materia di diritto del lavoro, l'avvocato Monica Franceschelli.
 
Avvocato Franceschelli ci spieghi come si tradurrà praticamente la famosa disposizione prevista dal dl lavoro che prevede per le aziende una sanzione per lo sforamento del limite del 20 per cento ai contratti a termine, che passa dall'assunzione a tempo indeterminato (ovvero la cosiddetta stabilizzazione del rapporto di lavoro) prevista nel passaggio del testo alla Camera, a una multa che l'impresa dovrà versare al fisco.
 
'Lo Stato baratta i diritti dei lavoratori con l'esigenza preminente di fare cassa. E' l'equivalente di una sanatoria, di un condono, ma si tratta di un ragionamento miope, perché l'assenza di diritti comporta una contrazione della capacità reddituale e di acquisto e, conseguentemente, di movimentazione dell'economia. Dal punto di vista della tutela dei diritti è chiaro che nessun lavoratore proporrà un ricorso a sue spese sollevando lo sforamento del 20%, dal momento che non è prevista alcuna forma di risarcimento o ristoro in favore del medesimo'.
 
Questa norma potrebbe davvero incidere sul mercato del lavoro?
 
'Non sono queste le manovre che possono favorire in modo sistematico e programmato il mercato del lavoro. E' una manovra che "tranquillizza" i datori di lavoro e finisce per premiare quelli che si trovano in situazioni di illegittimità'.
 
Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, in un'intervista a La Repubblica sostiene che la liberalizzazione dei contratti a termine si trasformi in meno produttività, meno investimenti e quindi meno competitività. Lei è d'accordo?
 
'Sono d'accordo nel senso che non si crea la fidelizzazione all'azienda (che si trasforma in maggiore qualità del lavoro) e non si acquisiscono competenze specifiche, con il risultato che l'azienda può diventare meno competitiva. Si vuole raggiungere una flessibilità all'americana ma senza i vantaggi. Il prezzo della flessibilità deve essere uno stipendio maggiore, che qui non si vede'.
 
Mentre noi discutiamo di Jobs Act e il nostro Paese conta 7milioni di disoccupati, gli Stati Uniti di Obama riducono drasticamente il tasso di disoccupazione mettendo a punto un piano da 600 milioni di dollari. Dovremmo ispirarci anche noi alla politica occupazionale americana che destina 500 milioni di dollari per i college che fanno formazione e 100 milioni di dollari per finanziare l'apprendistato? 
 
'La tendenza americana è l'opposto del Jobs Act, dal momento che in quest'ultimo viene svilito completamente l'apprendistato, rendendo la formazione una mera facoltà del datore di lavoro. Mentre in Italia la formazione viene messa in un canto, negli Stati Uniti l'intervento dello Stato è mirato proprio all'incremento della formazione già dai college'.
Rosamaria Freda
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