31/10/2024 - 12:14

Foreste: l'Italia importa l'80% del legno che usa

Nonostante l'Italia è un Paese “forestale” ricoperto per il 36,7% da boschi, importiamo l’80% delle materie prime legnose dall’estero, a scapito della valorizzazione della filiera made in Italy, della lotta alla deforestazione globale e del contrasto al traffico illegale del legno. Una chiave di volta è rappresentata dal Regolamento UE 2023/1115 (EUDR) ma pesano i ritardi da parte del Governo italiano e la proroga concessa dalla Commissione UE. Tra i ritardi la mancanza di una gestione forestale sostenibile e responsabile, la scarsa certificazione forestale (interessa solo il 10%) e la bassa pianificazione e inadeguata vigilanza delle istituzioni preposte.

boschi e foreste

L’Italia è un Paese “forestale” a nostra insaputa, ricoperto per il 36,7% da aree forestali (11.054.458 ettari) e registra una crescita annuale media di 52.856 ettari all’anno (circa 64.067 campi da calcio). Ma è anche il Paese dei paradossi e dei ritardi nella valorizzazione del proprio patrimonio forestale: utilizza infatti appena il 20% del legno proveniente dal prelievo nazionale e importa dall’estero l’80% del fabbisogno nazionale di materie prime di origine legnosa, a scapito della esaltazione della filiera made in Italy, della lotta alla deforestazione globale e al traffico illegale del legno. Inoltre, ad oggi appena il 18% delle foreste ha un piano di gestione forestale vigente (che assicura il rispetto di stringenti requisiti ambientali, sociali ed economici) e solo il 10% di queste è certificata; senza contare la mancata pianificazione e vigilanza forestale delle istituzioni preposte.

Di fronte a questo quadro, il Governo italiano continua ad andare in una direzione sbagliata, come dimostra con la mancata attuazione e il rinvio del Regolamento UE 2023/1115 (EUDR), volto a frenare l’importazione di prodotti legati alla deforestazione. Strumento invece nevralgico per l’Italia, come impegno contro la deforestazione globale e per frenare il degrado della biodiversità forestale entro il 2030, considerando che, secondo l’aggiornamento della Lista Rossa IUCN, pubblicato negli scorsi giorni in occasione della COP16 a Cali,  più di una specie di alberi su tre rischia l’estinzione; ma anche per salvaguardare la reputazione del settore manifatturiero della filiera del legno arredo Made in Italy e arrestare il prelievo indiscriminato e illegale di alberi dal legno pregiato che, secondo l’Interpol, rappresenta la seconda fonte di reddito per la criminalità organizzata mondiale dopo il traffico di stupefacenti.

È questa l’istantanea che ha scattato Legambiente in occasione del VII Forum nazionale “La Bioeconomia delle Foreste. Conservare, ricostruire, rigenerare” organizzato a Roma, in cui ha presentato il nuovo Report Foreste 2024, lanciando 7 proposte al Governo Meloni su cui è urgente un intervento deciso e puntuale:
1) valorizzare e puntare sul Made in Italy forestale e le filiere locali, riducendo l’importazione di materie prime legnose di almeno il 10% entro il 2030, promuovendo i “Cluster Foresta Legno” regionali;
2) contrastare il commercio illegale e farsi promotore della lotta alla deforestazione globale applicando la EUDR entro i tempi richiesti e previsti dal regolamento per incrementare produzioni di qualità;
3) rafforzare la tutela della biodiversità per frenare gli effetti della crisi climatica sulle foreste, applicare speditamente la Nature Restoration Law presentando subito i piani di azione nazionali; 
4) aumentare la protezione delle foreste e creare santuari per la biodiversità forestale, proteggendo in maniera integrale almeno il 10% delle foreste nazionali e ridurre le minacce naturali sugli ecosistemi forestali derivanti dalla desertificazione, incendi e malattie indotte dai cambiamenti climatici;
5) attuare tutti i livelli di pianificazione previsti dalle norme e sostenere la certificazione forestale per garantire la gestione sostenibile;
6) potenziare il verde urbano per rigenerare le città e combattere la crisi climatica anche attuando i Criteri minimi ambientali negli appalti per il verde pubblico e la certificazione delle foreste urbane;
7) migliorare ricerca, conoscenza e monitoraggio degli ecosistemi forestali anche alla luce dei cambiamenti climatici che impattano sulle foreste e sui suoli forestali.

“Serve più Europa per le foreste – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. Infatti, gli ecosistemi forestali non trovano ancora espressa menzione nei trattati europei e l’Europa ancora non dispone di una politica comune lasciando il settore forestale nelle mani dei singoli Stati membri. Con questo modello continueranno a mancare gli appigli burocratici e legislativi per garantire le risorse finanziarie necessarie affinché il settore forestale da prevalentemente produttivo venga considerato nel suo ruolo multifunzionale. L’Italia, dal canto suo, dovrà mettere in atto speditamente la gestione sostenibile e la valorizzazione responsabile del suo patrimonio e promuovere una visione comune tra le istituzioni, le parti economiche e sociali, il sistema della cultura e ricerca, definendo per il decennio 2020-2030 una proposta per le foreste italiane. Solo così potrà raggiungere gli obiettivi al 2030 su clima e biodiversità e del Green Deal Europeo, e vincere la sfida della transizione ecologica”.

“Ritardare l’attuazione dell’EUDR – aggiunge Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – rischia di farci perdere tempo prezioso nella lotta contro la deforestazione globale che vede l’Unione europea tra i maggiori responsabili per la produzione di materiali di origine legnosa e l’Italia (insieme a Germania, Francia e Olanda) responsabile del 50% delle importazioni forestali in Europa.  Sebbene l’EUDR sia in vigore già da metà 2023, nell’ottobre 2024 la Commissione UE ha proposto di concedere una proroga alla sua applicazione di 12 mesi. L’Italia applichi la norma europea speditamente, anche nell’interesse della reputazione positiva delle nostre imprese e dei prodotti “made in Italy”, imponga il taglio di almeno il 10% delle importazioni di prodotti legnosi entro il 2030 e investa nella crescita delle filiere forestali locali creando catene di valore territoriali”.

Tommaso Tautonico
autore
Articoli correlati