27/05/2021 - 11:49

Nuovo Atlante delle praterie: ricoprono la metà della superficie terrestre e sono fondamentali per il clima

Il 54% delle terre emerse del Pianeta è costituito da praterie, ma appena il 10% dei piani nazionali per il clima (parte dell’Accordo di Parigi) include riferimenti a queste aree. Il nuovo atlante delle praterie può guidare i negoziati sul clima e biodiversità verso il summit delle Nazioni Unite. Nonostante la loro importanza per clima, natura e persone, le praterie sono minacciate da una progressiva conversione e dagli effetti del cambiamento climatico.

Atlante delle praterie

È stato pubblicato il "Rangeland atlas", un nuovo atlante che rivela come il 54% delle terre emerse del Pianeta sia costituito da vaste superfici coperte da erba, arbusti o da scarsa e resistente vegetazione, che forniscono sostegno a milioni di pastori, raccoglitori, allevatori, a ampie popolazioni di animali selvatici e che costituiscono il deposito di grandi quantità di carbonio. Ma ad oggi, mentre la maggior parte dei piani sul clima concentra la propria attenzione sulle foreste, molta meno importanza è data alle praterie, lasciando esposto a una enorme varietà di minacce questo imponente ecosistema planetario che sostiene natura e persone. Questa è una delle principali conclusioni del nuovo atlante delle praterie: un ambizioso, primo nel suo genere, inventario compilato da una coalizione di importanti organizzazioni internazionali legate all’ambiente, alla conservazione e all’agricoltura, che ha catalogato l’attuale stato delle praterie del mondo, comprese le steppe della Mongolia, la savana africana, la pampa sud americana e le Grandi Pianure del nord America. Insieme a ILRI (International Livestock Research Institute), hanno realizzato questo atlante l’International Union for Conservation of Nature (IUCN), il WWF, lo UN Environment Programme e l’International Land Coalition, con il contributo della FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations).

Fino ad ora pascoli e praterie sono stati molto raramente inclusi nelle agende internazionali. Appena il 10% dei piani nazionali sul clima (parte dell’Accordo di Parigi) include riferimenti alle praterie, in confronto con il 70% di quelli che parlano di foreste. Le praterie  sono conosciute per il ruolo cruciale che hanno nello stoccaggio del carbonio, come habitat per le diverse specie animali e vegetali, e nel supporto ai più grandi fiumi e aree umide del mondo. La ragione principale  per cui non sono state fino ad oggi considerate risiede nella mancanza di dati scientifici incontrovertibili riguardo la loro estensione e il loro valore. L’ambizione dell'atlante è quella di rendere le praterie un ambito di massima attenzione nella discussione politica su vari piani, dal cambiamento climatico alla riduzione della povertà, attraverso la gestione delle minacce alla biodiversità e all’acqua dolce e lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili.

“Per la prima volta in assoluto, abbiamo una comprensione chiara di quale  percentuale delle terre emerse sia coperta dalle praterie. Fino ad oggi, gli sforzi di conservazione si sono focalizzati principalmente sulle foreste, ma le praterie devono ricevere la stessa attenzione”, afferma Shirley Tarawali, assistente del Direttore Generale dell’International Livestock Research Institute (ILRI) che ha collaborato alla preparazione dell’atlante.

In Chad, il bestiame al pascolo in remote distese di praterie aride, produce l’11% del PIL. Nelle Grandi Pianure del Nord America si trova una delle ultime quattro praterie temperate rimaste intatte al mondo, a supporto di una grande varietà di specie di piante, uccelli e rettili e patria di numerose nazioni di nativi americani. Ma l’atlante rivela che per via delle minacce, tra cui l’agricoltura industriale di larga scala, queste aree stanno scomparendo a una velocità maggiore di quanto avvenga per le foreste pluviali amazzoniche.

Oggi solo il 12% delle praterie è stato designato come Area Protetta, mentre la restante parte è minacciata dalla  progressiva conversione ad uso agricolo. L’atlante mostra che negli scorsi 3 secoli più del 60% dei territori selvaggi e dei boschi è stato convertito: un’area più grande del Nord America e un’area approssimativamente della dimensione dell’Australia (7,54 milioni di km2) è ora utilizzata per le coltivazioni. Questo cambiamento di destinazione d’uso del suolo contribuisce alla crisi climatica e l’atlante mostra che le praterie soffriranno ulteriormente il riscaldamento globale. Drammatici effetti si prevedono per un’area grande due volte l’Europa, con una pericolosa destabilizzazione della natura e una riduzione della capacità di produrre cibo e altre risorse essenziali.

“Se vogliamo avere una chance di conseguire gli obiettivi su clima, natura e alimentazione, la gestione e l’uso delle praterie devono essere considerati  prioritari. La nostra speranza è che praterie e pascoli siano inclusi nelle prossime conferenze delle Nazioni Unite su biodiversità, clima, suolo e alimentazione”, aggiunge Tarawa, responsabile del Global Agenda for Sustainable Livestock (GASL) ospitato dalla FAO. Nella seconda metà del 2021, i leader di governo parteciperanno alle conferenze annuali per le tre Convenzioni di Rio, su cambiamento climatico (UNFCCC), biodiversità (UNCBD) e desertificazione (UNCCD), a fianco al primo Summit sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite.

“Fino ad ora gli sforzi di conservazione e sviluppo si sono concentrati sulle foreste, ignorando gli altri ecosistemi di valore. Questo atlante mostra per la prima volta la dimensione effettiva delle praterie e sottolinea come non sia possibile ignorarle se vogliamo veramente combattere le crisi climatiche e della natura, e allo stesso tempo sostenere la domanda di cibo globale. La protezione, la gestione e il ripristino dei ricchi e vari ecosistemi delle praterie è fondamentale e la loro rilevanza deve essere rappresentata all’interno dell’agenda globale", conclude Karina Berg, Global  Grasslands and Savannahs Initiative Lead del WWF.

Tommaso Tautonico
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