05/09/2014 - 22:07

Il contributo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani alla crescita dell'occupazione

Lo studio sull’occupazione nel settore del riciclo realizzato da CONAI rileva che in uno scenario realistico di sviluppo della filiera del riciclo si potranno creare entro il 2020 circa 90.000 nuovi posti di lavoro
L’obiettivo dello studio “Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani”, realizzato da CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi – in collaborazione con Althesys è quello di valutare quali ricadute occupazionali ed economiche per il nostro Paese si possano conseguire dal raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che fissano al 50% il riciclo dei rifiuti urbani e domestici.
La gestione dei rifiuti urbani oggi
La situazione italiana nella gestione dei rifiuti urbani è eterogenea: a livello Paese circa un terzo dei rifiuti urbani è avviato a riciclo e il ricorso alla discarica supera di poco il 40%; al Nord, essendo molto sviluppate le attività della filiera di recupero, il ricorso alla discarica è limitato al 22% mentre al Centro e al Sud raggiunge e supera il 60%.
L’evoluzione al 2020
Lo studio simula due possibili scenari, il primo definito teorico, poco realistico, che prevede il raggiungimento del 50% del riciclo dei rifiuti urbani nelle tre macro aree Nord, Centro e Sud, e il conseguente sostanziale superamento del ricorso alla discarica. Un secondo scenario, definito prudente, tiene conto delle differenti situazioni di partenza delle tre aree e valuta in modo più realistico le possibili evoluzioni; in tale quadro, è possibile ipotizzare un tasso medio nazionale di riciclo dei rifiuti urbani del 50%, con punte minime al 40% e punte massime al 61%. In questo scenario, la discarica si ridurrebbe di 4 milioni di tonnellate al 2020, ovvero del 20% rispetto al 2013 al Centro Sud e del 10% al Nord.
Quali iniziative per incrementare il riciclo
Lo studio suggerisce quali iniziative intraprendere per incrementare lo sviluppo del riciclo: industrializzazione della filiera e introduzione di sistemi per il suo finanziamento, investimenti in ricerca e sviluppo sia nelle fasi di raccolta e selezione che naturalmente in quelle di riciclo e l’adozione di strumenti e iniziative per favorire il consumo dei prodotti verdi.
Gli effetti sull’occupazione
Cogliere gli obiettivi UE di gestione dei rifiuti potrà portare consistenti ricadute in termini di occupazione. Nello scenario prudente, gli addetti[1] aggiuntivi della filiera del riciclo (parliamo di raccolta differenziata, trasporto, selezione e riciclo al netto dell’occupazione persa in altri settori, come per esempio le discariche) sarebbero circa 76.400 e gli addetti per le costruzioni di impianti (di selezione, compostaggio, riciclo intermedio e termovalorizzazione) circa 12.600, per un totale sull’intero territorio nazionale di circa 89.000 nuovi posti di lavoro.
Gli effetti occupazionali, in entrambi gli scenari, sono in proporzione maggiori al Centro e al Sud soprattutto nelle attività di raccolta differenziata in ragione del ritardo che caratterizza tali aree. Al contrario la maggior concentrazione di industrie del riciclo al Centro Nord determina in tali aree un incremento occupazionale percentualmente superiore per tali attività.
Lo studio stima che l’incremento di posti di lavoro sarà minore, pari a circa 60.000 unità, nell’ipotesi che l’intensità della mano d’opera incrementale nelle attività di raccolta al Centro e al Sud si allinei agli standard del Nord.
Le ricadute economiche complessive
Il volume d’affari incrementale della filiera (si fa riferimento a raccolta differenziata, trasporto, selezione, produzione di semilavorati per il riciclo, compostaggio, termovalorizzazione) nello scenario prudente è stato valutato pari a circa 6,2 miliardi, gli investimenti in infrastrutture (impianti di selezione, produzione di semilavorati per il riciclo, compostaggio e termovalorizzazione), ammonterebbero a circa 1,7 miliardi, mentre il valore aggiunto è stato quantificato in circa 2,3 miliardi.
Rilevanti potranno essere i benefici economici netti, cioè la differenza i benefici generati dal sistema CONAI e i costi. Si ricorda che un precedente studio di Althesys ha valutato che, per la sola filiera del riciclo degli imballaggi da rifiuti urbani, dal 1998, anno della fondazione di CONAI, al 2012 i benefici netti sono risultati pari a circa 12,7 miliardi di euro.
CONAI è il consorzio privato senza fini di lucro costituito da oltre 1.000.000 aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi che ha la finalità di perseguire gli obiettivi di legge di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio. Il Sistema Consortile costituisce in Italia un modello di gestione da parte dei privati di un interesse di natura pubblica: la tutela ambientale, in un’ottica di responsabilità condivisa tra imprese, pubblica amministrazione e cittadini, che va dalla produzione dell’imballaggio alla gestione del fine vita dello stesso. Oggi, al livello nazionale, CONAI garantisce il recupero del 77,5% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo, vale a dire che vengono recuperati 3 imballaggi su 4, erano 1 su 3 nel 1998.



[1] Occupazione diretta e indiretta.
Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile