01/01/2013 - 01:00

Nucleare: svelate le verità nascoste

Il "ritorno" all'atomo ci impone di rivalutare una tecnologia complicata del quale si ricevono notizie contrastanti. A fare chiarezza e a supportare in modo scientifico il rifiuto della scelta nucleare è un libro pubblicato da Edizioni Ambiente
Puntare sul nucleare o sulle fonti rinnovabili? Un dibattito chiuso con la vittoria degli antinuclearisti con il referendum del 1987 e riaperto di recente dalla decisione del Governo di avviare un nuovo programma "atomico". Una scelta supportata da una campagna di informazione che presenta la tecnologia come indispensabile per la sostenibilità energetica, pulita, economica e sicura. Una "propaganda" che viene smontata pezzo per pezzo da Gianni Mattioli e Massimo Scalia in "Nucleare. A chi conviene? Le tecnologie, i rischi, i costi" (Edizioni Ambiente, 256 p., 20 euro).

Per la "controinformazione" i due docenti alla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università La Sapienza di Roma utilizzano argomentazioni scientifiche che, a tratti, rendono "difficile" la lettura, ma che le cui conclusioni appaiono convincenti. A decretare l'inadeguatezza della scelta nucleare sono molti elementi, a cominciare da quelli sanitari. "In sede scientifica", sostengono, "non vi è nessun dubbio sull'esistenza di rischi" alla salute, quali l'incremento di tumori e leucemie, soprattutto infantili, e di mutazioni genetiche del Dna, durante tutto il ciclo di vita (estrazione uranio, trasporto, produzione energetica e smaltimento scorie).

A rendere irrazionale l'opzione atomica sono pure gli aspetti ambientali ed economici. Con l'attuale tecnologia, dicono Mattioli e Scalia, il contributo alla riduzione dei gas serra del nucleare ha "efficacia irrilevante" e comporta "lasciti per millenni di scorie altamente radioattive". Un tema, quello della scorie, che rende complicata pure l'analisi economica in quanto non è ancora disponibile una soluzione definitiva, e quindi dei relativi costi, per il loro smaltimento. E in ogni caso la scarsa efficienza del nucleare (37%) lo renderebbe poco conveniente, tanto che alcune ricerche stimano il suo costo per kWh in 0,06-0,07 euro, contro lo 0,04 del gas naturale e del mini idroelettrico e lo 0,03-0,05 dell'eolico.

In realtà, "il vero problema economico del nucleare" sono gli elevati capitali "richiesti dagli investimenti e i tempi molto lunghi - oltre vent'anni - per il ritorno dei capitali investiti". Una considerazione che ha indotto la rivista americana Forbes a definire il nucleare come il "più grande fallimento commerciale dell'industria del paese". Un fallimento che si potrebbe rilevare ancora più grande se si pensa che il prezzo dell'uranio, risorsa esauribile come il petrolio, è cresciuto di 9 volte dal 1999 al 2007 e che la breve esperienza italiana incide ancora "sulle nostre bollette per 400 milioni di euro all'anno" per lo smaltimento delle scorie.

Inoltre, se si pensa che l'apporto del nucleare è appena il "6% del fabbisogno mondiale di energia primaria" e che sussiste il rischio di pericolose ripercussioni militari/terroristiche (il contrasto ai progetti iraniani non è casuale), l'energia atomica appare davvero poco attrattiva. L'alternativa? Risparmio energetico, ammodernamento della rete elettrica secondo il concetto di energie diffuse, rinnovabili, idrogeno, riorganizzazione dei sistemi di trasporto, produzione di beni durevoli sostenibili e...una politica sostenibile. Utopista? No. Secondo un rapporto dell'istituto di ricerca economica McKinsey "un sistema elettrico generato al 100% da fonti rinnovabili è possibile per l'Europa entro il 2050" mentre altri studi accertano le ricadute positive su clima, salute, economia e lavoro. Chi desidera approfondire la tematica suggeriamo di visitare, oltre al Forum sul nucleare voluto dal Governo, quello del Comitato per un'alternativa energetica.
Stefano Panzeri
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