04/04/2017 - 15:56

Dead Zone: come l’allevamento intensivo distrugge la biodiversità

È stato pubblicato anche in Italia il libro Dead Zone di Philip Lymbery, il direttore internazionale di CIWF.
biodiversità
Edito da Nutrimenti, Dead Zone è il racconto di un viaggio in diversi continenti che rivela come l’allevamento e l’agricoltura intensivi stiano mettendo in pericolo l’ambiente: il 70 per cento della biodiversità terrestre globale minacciata è a rischio di estinzione a causa della produzione intensiva di cibo. L’autore presenterà il libro a Bologna il prossimo 24 aprile insieme alla giornalista Giulia Innocenzi. Cosa lega il destino del giaguaro a quello di una vacca? O la vita di un pollo a quella di un’iguana marina? E cosa c’entra il declino dell’allodola con i milioni di maiali allevati nella nostra Pianura padana? I destini di animali tanto diversi si incrociano nell’ultimo libro del CEO di CIWF per rivelare scenari preoccupanti sulle conseguenze del modo in cui produciamo il cibo che arriva tutti i giorni sulle nostre tavole.

Ogni capitolo di Dead Zone è dedicato ad una specie iconica: dal giaguaro in Brasile, all’elefante di Sumatra, dal pinguino africano all’allodola in Italia, al bisonte nelle pianure centrali degli USA. La storia di ogni specie si interseca inevitabilmente con gli impatti di un’allevamento intensivo che ha dimenticato ogni legame con la natura e la terra, rinchiudendo gli animali a decina di migliaia in capannoni, privandoli delle loro elementari libertà per ridurli a semplice merce.

L’intensificazione dell’allevamento ha le sue preoccupanti implicazioni: per nutrire le decine di miliardi di animali allevati ogni anno nel mondo (sono quasi 800 milioni in Italia), è necessario coltivare intensivamente i cereali. Per fare questo e per fare posto a nuovi allevamenti, disboschiamo ogni anno una superficie equivalente a quasi la metà dell’Italia. La perdita di habitat che ne consegue è una delle cause principali di estinzione di alcune specie iconiche, come il giaguaro in Brasile, costretto oggi a percorrere pericolosi corridoi ecologici in mezzo a campi coltivati a monocolture.
Lo stesso destino tocca all’Elefante di Sumatra, che oggi si contende il territorio con gli abitanti dell’isola per lasciare spazio alle piantagioni delle palme da olio, il cui nocciolo viene utilizzato come mangime per le vacche e i suini, e di cui  l’UE è fra i primi importatori.

“Quando si tratta di sopravvivenza”, scrive Lymbery, “l’uomo e la fauna selvatica sono sulla stessa barca”. Gli animali selvatici stanno scomparendo ad una velocità che è 1000 volte quella che sarebbe normale. Secondo la FAO i suoli a livello globale saranno fertili ancora per soli 60 raccolti. Il giorno in cui non saremo più in grado di produrre il nostro cibo non sembra essere, purtroppo, così lontano. L’intensificazione, che viene erroneamente proposta per risolvere una crisi alimentare che è solo millantata, in realtà sta minacciando seriamente la nostra capacità di produrre cibo a sufficienza per tutti.

Per questo in Dead Zone si racconta anche di uomini e donne che stanno lavorando a soluzioni sostenibili in cui la biodiversità e la produzione di cibo vanno insieme per tornare a quelli che Lymbery chiama “paesaggi viventi”: nuove strade percorribili per tornare a prendersi cura della natura producendo un cibo sano per tutti.

Dichiara Annamaria Pisapia direttrice di CIWF Italia Onlus : “Gli impatti devastanti degli allevamenti intensivi sono ancora poco noti al grande pubblico, anche in Italia. Per questo siamo felici che anche gli italiani possano avere la possibilità di conoscere quanto un’industria sempre più globalizzata stia minacciando la nostra capacità di produrre cibo in futuro. Scenari preoccupanti in cui il nostro Paese è profondamente coinvolto, che possono trovare una svolta positiva solo con un consumo consapevole, che riduce sensibilmente il consumo di carne, adotta alternative vegetali e acquista solo prodotti da animali allevati con alti livelli di benessere e che hanno quindi un minore impatto sulla nostra salute e sull’ambiente".

foto: © Compassion in World Farming
Tommaso Tautonico
autore
Articoli correlati