08/04/2015 - 15:10

Def 2015: Pil + 0,7 e deficit 2,6%. Ecco tutti i numeri del governo

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Economia, Pietro Carlo Padoan, ha avviato l'esame del Documento di economia e finanza, il cosiddetto Def, che dovrà essere approvato entro il 10 aprile di ogni anno.
La programmazione economico-finanziaria viene aggiornata alla luce di un quadro macro favorevole all'Italia e all'Eurozona: il prezzo dell'energia ha subito un drastico calo e al tempo stesso il rapporto euro/dollaro è più coerente con i fondamentali delle due aree economiche. Questa seconda componente del quadro macro si è realizzata grazie alla politica di quantitative easing della BCE, resa possibile sia dalla gestione responsabile dei bilanci nazionali dei paesi dell'Unione europea, sia dal nuovo clima maturato durante la presidenza italiana dell'Unione europea, spiega un comunicato di palazzo Chigi. 
 
Dopo un lungo periodo caratterizzato dall'instabilità politico-istituzionale e dall'emergenza finanziaria, il governo lavora alla politica economica in una prospettiva non più emergenziale e intende cogliere l'opportunità offerta dalla finestra temporale favorevole dando continuità alla propria strategia di medio termine: riduzione delle tasse compensata da risparmi sulla spesa, ripresa degli investimenti, gestione responsabile del bilancio statale, riforme strutturali.
 
Il Documento di economia e finanza 2015 opera quindi in continuità con i principali provvedimenti assunti nei mesi precedenti (il decreto legge 66, la legge di stabilità, l'investment compact) e conferma il programma di riforme del governo: piena realizzazione del jobs act, riforma della pubblica amministrazione, riforma della legge elettorale e dell'architettura istituzionale, riforma della scuola, adeguamento del settore del credito, revisione della spesa orientata sia alla generazione di risparmi che all'aumento dell'efficacia dei servizi pubblici offerti a cittadini e imprese. Un programma che ha l'obiettivo di migliorare strutturalmente la capacità competitiva del Paese a partire dal capitale umano e dalle infrastrutture, si legge ancora nella nota del governo. 
 
L'affacciarsi della crescita dopo tre anni di recessione e la realizzazione di riforme lungamente attese consentono di impostare un ciclo della fiducia: il circolo virtuoso che fa risalire la domanda e insieme alla revisione della spesa crea spazio per la riduzione delle tasse e la ripresa degli investimenti pubblici; il risultato sarà un ritmo di crescita più elevato nel 2016 e 2017, il rafforzamento dell'occupazione e quindi della fiducia, continua l'esecutivo. 
 
Questa strategia si sviluppa entro il vincolo stringente dovuti all'elevato debito pubblico che grava sulle finanze del Paese e che si manifesta nelle regole comuni adottate nell'ambito dell'Unione europea (vincolo del 3% nel rapporto deficit/PIL, saldo strutturale in evoluzione verso il pareggio, regola del debito). Una strategia che ha consentito finora di consolidare la fiducia dei mercati (con un beneficio consistente nella riduzione del costo del debito) e ha dato la possibilità alle istituzioni europee di mettere in campo una strategia per la flessibilità e per una politica monetaria espansiva. 
 
Ma veniamo alle stime di crescita e al programma di finanza pubblica varato dal governo. Il quadro programmatico contempla una crescita superiore alle precedenti previsioni, grazie alla cancellazione delle tasse contemplate per il 2016 dalle clausole di salvaguardia e nonostante l'impatto negativo dei risparmi sulla spesa. Nel dettaglio delle stime, il documento conferma la previsione per una crescita dello 0,7% quest'anno, mentre per quanto riguarda gli anni seguenti, nel 2016 si prevede una crescita all'1,4% e quindi all'1,5% nel 2017
 
Per quanto riguarda il deficit, si conferma un livello al 2,6% del Pil per l'anno in corso, poi la discesa all'1,8% nel 2016 e allo 0,8% nel 2017. Il quadro tendenziale aggiornato consentirebbe di raggiungere il pareggio di bilancio strutturale già nel 2016, tuttavia il governo ha ritenuto opportuno confermare al 2017 il conseguimento di questo obiettivo così da conferire una natura espansiva alla programmazione per il 2016.
 
Per il 2016, infatti, il governo si impegna a cancellare l'aumento delle tasse contemplato dalle clausole di salvaguardia, per un valore corrispondente a 1 punto di PIL. Questo intervento viene effettuato grazie ai risparmi della revisione della spesa e al beneficio che si registra grazie alla crescita maggiore e alla spesa per interessi sul debito inferiore rispetto alle previsioni precedenti.
 
Il ricorso alla "clausola delle riforme" prevista dalle linee guida sulla flessibilità delle regole europee pubblicate dalla Commissione a gennaio di quest'anno, consente di contenere l'aggiustamento strutturale a 0,1% del PIL rispetto allo 0,5% altrimenti richiesto dalle regole comuni.
 
Il debito pubblico si stabilizza nel 2015 e comincia il percorso di riduzione a partire dal 2016. La regola del debito viene quindi rispettata e l'obiettivo viene centrato nel 2018, continua ancora il governo.
 
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del documento, il premier Matteo Renzi ha detto che il governo ha "disattivato 3 miliardi di clausole che avevano previsto i governi precedenti" e a proposito della spending review ha confermato che "non ci saranno tagli alle prestazioni per i cittadini, ma c'è bisogno che la macchina pubblica dimagrisca un pò e se i sacrifici li fanno i politici o salta qualche poltrona nei consigli di amministrazione, male non fa".
Rosamaria Freda
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