26/02/2013 - 11:33

Biogas, dalla Germania alla Lombardia soluzione per il bisogno energetico italiano

È la Lombardia, e in particolare la provincia di Cremona, la regione italiana con più impianti a biogas. Una vocazione naturale considerando che la Lombardia vanta pure il primato per numero di allevamenti. Un vanto che può tradursi in onere, considerando che i reflui zootecnici sono, se non adeguatamente trattati, inquinanti per il terreno e di conseguenza per le falde freatiche.
La produzione di biogas attraverso biodigestori che usano come carburante deiezioni animali, in gergo tecnico effluenti zootecnici, integrati dai cosiddetti sottoprodotti da colture, ossia gli scarti verdi, è un valido aiuto a servizio del disinquinamento del suolo da azoto e reflui zootecnici. Che, per di più, produce un'integrazione di reddito per le aziende agricole, che possono utilizzare l'energia prodotta in proprio, risparmiando, oppure rimetterla in rete, vendendola. È questa l'esperienza maturata dalla MT-Energie Italia, filiale italiana della multinazionale tedesca, che ha messo a punto in mezza Italia, Lombardia compresa, impianti di produzione di biogas, e ha progettato una tecnica di purificazione del biogas in biometano.Nata a fine 2007 MT-EnergieItalia ha all'attivo 43 impianti nel Bel Paese, concentrati soprattutto al Nord, mentre il gruppo ne ha realizzati complessivamente più di 550 in Europa. Gli impianti sono studiati sulle esigenze delle aziende agricole e hanno garantito un'integrazione interessante tra attività prettamente agricola e produzione di energia verde, con vantaggi positivi non solo per l'ambiente e l'agricoltura, ma anche per le tasche degli agricoltori. Un esempio concreto viene dal Bresciano: il biogas prodotto nei digestori del gruppo MT- Energie in un allevamento di circa 4.000 suini dei Fratelli Ferrario di Calcinato, si trasforma in 2,9 milioni di kWh annui di elettricità, pari al fabbisogno energetico annuale di circa 1.000 famiglie. L'impianto è in grado di funzionare per il 99,4% delle ore totali dell'anno e le emissioni di odore controllate dall'Arpa sono significativamente ridotte rispetto a un allevamento tradizionale. A Porto Mantovano, nell'azienda agricola Lugli, il 92% di liquame bovino e l'8% di insilato di mais generano 987.653 metri cubi di biogas all'anno (2.706 metri cubi al giorno) che servono all'azienda per produrre energia pulita e integrare il reddito d'impresa.

Dal28 febbraio al 2 marzo l'azienda leader nella produzione di impianti e tecnologie per il biogas sarà presente a BioEnergyItalya Cremona Fiere,manifestazione che ospita le migliori soluzioni e i più prestigiosi operatori del comparto delle fonti rinnovabili di energia. Il 28 febbraio, giorno di inaugurazione proporrà due forum tecnici gratuiti rivolti ad aziende zootecniche e agricoleper illustrare i vantaggi della produzione di biogas e biometano(alle 11.45 "Impianti di biogas e biometano" e alle 16.45 "Sottoprodotti e loro utilizzo per gli impianti a biogas", entrambi nell'area workshop del Padiglione 2), ed anche per fare il punto sulla produzione di biogas nel nostro paese. Se fino a qualche anno fa erano le grandi aziende agricole a decidere di installare biodigestori nei propri terreni, con le nuove tecnologie ci sono diverse soluzioni adatte anche ad aziende medio-piccole. Nuovi vantaggi esistono inoltre per gli impianti alimentati a sottoprodotti di origine biologica, ossia con gli scarti di colture: sono infatti questi a essere incentivati maggiormente dal decreto sulle energie rinnovabili non fotovoltaiche emanato il 6 luglio 2012. Buccette di pomodoro, scarti di cipolle e patate, sansa di oliva, melasso o polpa di barbabietole esauste e residui di ortofrutta diventano risorsa e possono essere reimpiegate in ulteriori processi produttivi.

Resta invece aperta - spiegano dalla sede italiana del gruppo a Conselve,nel Padovano - la questione della purificazione del biogas per ottenere il cosiddetto biometano. Il biogas così trattato ottiene il 99% di metano, raggiungendo la stessa qualità del gas naturale, permettendo il trasporto di questo combustibile verde al punto di consumo attraverso la rete di distribuzione del gas. L'energia viene così prodotta dove esiste la disponibilità di materia prima, e trasportata dove può essere pienamente sfruttata. In Germania impianti di questo tipo sono già in funzione con ottimi risultati ma in Italia la burocrazia non ne consente ancora la realizzazione. Eppure, stando a una recente ricerca presentata a Milano dall'Osservatorio Agroenergia 2013, la filiera italiana del biogas (composta a fine 2012 da 850 impianti in funzione, con un fatturato complessivo di 2,5 miliardi di euro) ha un potenziale di produzione annuo di 5,6 miliardi di metri cubi di combustibile verde, ovvero la metà della produzione nazionale di gas. Non solo rinnovabile e in grado di ridurre l'effetto serra, dunque, ma anche modello per cominciare a liberare,in modo "verde", l'Italia dalla sua cronica dipendenza energetica, considerando che lo Stivale importa ogni anno 70 miliardi di metri cubi di gas metano.
Marilisa Romagno
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