10/12/2012 - 18:41

Doha, abbattere i gas serra crea 6 milioni di nuovi posti di lavoro

Alla Conferenza sull'ambiente in Qatar presentati i dati che confermano che l'impegno ambientale potrebbe rilanciare l'occupazione in Europa
Il nostro pensiero è sempre rivolto al risparmio e l’arrivo dell’inverno, con l’accensione dei termosifoni, ci ha ricordato innanzitutto l’importanza del confrontare le tariffe gas più convenienti sul mercato per non ritrovarci a fronteggiare bollette dagli importi esorbitanti. Un altro aspetto che però ci tocca molto da vicino è anche l’aumento di emissioni che si verifica durante il periodo invernale e che, con l’andare del tempo, causa danni sempre più irreparabili all’ambiente.
 
Dalla Conferenza sull’ambiente di Doha arrivano però buone notizie: diversi climatologi, insieme agli studiosi del Potsdam Institute per conto del governo tedesco, comunicano che la riduzione del 30% dei gas serra porterebbe alla creazione di 6 milioni di posti di lavoro entro il 2020.
 
L'Unione Europea è già sulla buona strada: è stato infatti raggiunto, e anche in anticipo, il target di riduzione del 20% previsto per il 2020. Ma adesso che il protocollo di Kyoto (2013 - 2020)  lo richiede, bisogna fissare nuovi obiettivi: ecco perché l'asticella è stata rialzata al 30%.
 
Nel corso della conferenza, Legambiente ha confermato come tra il 1990 e il 2011 nei 27 paesi dell’Unione Europea, il Pil abbia subito un aumento del 48% a fronte di una diminuzione delle emissioni serra del 17,5%.  Una certa titubanza da parte delle forze governative nei confronti della green economy (anche riguardo all'energia elettrica) avrebbe invece frenato la crescita nel nostro Paese. I dati restano comunque positivi (-5,6% delle emissioni, +24% di Pil), anche se i risultati sono meno netti di quelli tedeschi (-26,2% di emissioni e +35% di Pil), di quelli francesi (-10,9%  di emissioni e +31% di Pil) e di quelli inglesi (-27,4% di emissioni e +57% di Pil).
 
Sembrerebbe quindi che un atteggiamento a favore dell’innovazione tecnologica, in gran parte dell’Europa, abbia portato i suoi frutti. "L'Europa può diventare il pioniere della crescita verde creando benessere e ricchezza per tutti i suoi cittadini", ha dichiarato Christiana Figueres, segretario dell'Unfccc (UN Framework Convention on Climate Change). Se adesso l’Europa finirà per puntare sull’obiettivo del 30% si potrebbe davvero pensare ad una ripresa economica.
 
A dirsi pronti alla sottoscrizione dei nuovi obiettivi nell’ambito del Protocollo di Kyoto sono già stati, oltre all'Unione Europea, anche Australia, Norvegia e Svizzera. Attenderanno invece il 2015 per dare l’ultima parola Canada, Giappone e Russia. L’accordo mondiale diventerà poi operativo dal 2020, alla conclusione della seconda fase del protocollo di Kyoto.
 
I climatologi avvertono però che l’attesa può esser drammatica, perché gli effetti del global warming non perdono tempo. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon oggi ha aggiunto: "Il cambiamento climatico sta arrivando velocemente, molto più velocemente di quello che ci si poteva aspettare'' e l'uragano Sandy che ha colpito New York rappresenta ''un segnale di allarme, bisogna agire prima che sia troppo tardi".
SuperMoney
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