19/12/2012 - 09:27

Frazione organica e Fanghi: sono il rifiuto più raccolto tra le differenziate

I dati relativi al 2010 confermano che il settore industriale del recupero delle frazioni organiche in Italia è in costante crescita e consolidamento. La raccolta differenziata di umido (FORSU) e scarto verde rappresenta il primo settore di recupero materiale dei rifiuti urbani in Italia, con 4,2 milioni di tonnellate di FORSU e verde trattate, che costituiscono il 36% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata.

Nel periodo 2009/2010 il quantitativo di FORSU trattata è cresciuto di quasi 350.000 tonnellate, pari al +15% mentre lo scarto verde è aumentato di quasi 110.000 tonnellate all’anno, pari al 7%. Nel complesso le due frazioni sono cresciute di quasi il 12%.

Si registra un trend generale di aumento delle raccolte differenziate delle frazioni FORSU e verde ad esclusione della Valle d’Aosta, unica Regione a non avere attivato nel 2010 la raccolta differenziata della FORSU e con una raccolta differenziata del verde in contrazione. In termini assoluti la Campania rappresenta la Regione in cui la raccolta differenziata della FORSU è cresciuta in maniera maggiore (+87.500 tonnellate in un anno), mentre in Emilia-Romagna si registra il maggiore incremento di raccolta differenziata del verde (+36.200 tonnellate/anno). L’intercettazione pro-capite di scarto umido e verde a livello regionale evidenzia ai primi posti le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna che da tempo hanno avviato tali raccolte differenziate, mentre al terzo posto, con intercettazioni pro-capite sostanzialmente confrontabili, si pone la Regione Sardegna.

Nel 2010 si conferma il trend di crescita delle raccolte differenziate previsto dal Consorzio Italiano Compostatori (CIC) nei due anni precedenti con un tasso tendenziale di crescita dell’intercettazione della frazione compostabile pari al 4-6% annuo. Tale risultato deriva dal progressivo estendersi dei circuiti di raccolta differenziata di FORSU e verde nei diversi ATO in modo da raggiungere gli obiettivi minimi di raccolta differenziata, pari al 65% minimo entro il 31 dicembre 2012 (Fonte: Elaborazione CIC su dati ISPRA 2012).

Proiettando i trend di crescita registrati negli ultimi 10 anni, si stima che nel 2020 si raccoglieranno oltre 6,5 milioni di tonnellate di scarto organico, pari a 109 chilogrammi pro-capite. Tali matrici (FORSU e verde) continuano quindi a rappresentare la tipologia principale di scarti organici avviati a recupero nel nostro Paese, con un’incidenza pari all’80,4% dei rifiuti organici (sia urbani sia speciali) raccolti in maniera differenziata e trattati in impianti di compostaggio nel 2010. 

Negli ultimi 17 anni (dal 1993 al 2010) si è sviluppato e consolidato un sistema industriale dedicato alla trasformazione dello scarto organico, che nel 2010 conta 257 impianti di compostaggio operativi di cui 199 con una potenzialità superiore alle 1.000 tonnellate/anno. È da rilevare come si confermi il trend di ampliamento e potenziamento della capacità operativa degli impianti di compostaggio esistenti attraverso la realizzazione di linee dedicate al trattamento anaerobico degli scarti organici. Negli ultimi 5 anni è aumentato di 6 volte il numero d’impianti, con 23 impianti di digestione anaerobica attivi nel 2010. Il CIC, al fine di monitorare l’evoluzione della qualità delle matrici avviate a recupero, ha effettuato analisi merceologiche a campione dalle quali si è rilevato un contenuto del 5,4% di materiali indesiderati e non-compostabili (MNC); ciò significa che la purezza merceologica media dello scarto organico è del 94,6% e che il 5,4% è composto da imballaggi in plastica utilizzati per il conferimento dell’organico o altri materiali messi nell’umido per errore o negligenza.

A partire dalle matrici raccolte in maniera differenziata nel 2010, gli impianti di compostaggio hanno prodotto nel 2010 circa 1.200.000 tonnellate di fertilizzanti organici di cui un 68% costituito da Ammendante Compostato Misto (ACM), il 27% da Ammendante Compostato Verde (ACV) e il restante 5% da altri tipi di ammendante. Anche il mercato conferma l’andamento dell’anno precedente: più del 70% del compost di qualità è stato impiegato in agricoltura di pieno campo; il rimanente 30% è stato venduto per trasformazione in prodotti per il giardinaggio e per la paesaggistica.

Dall’anno 2006 il Consorzio Italiano Compostatori ha intrapreso la strada della certificazione, ovvero dell’attestazione sia della biodegradabilità ma, soprattutto, della compostabilità dei manufatti biodegradabili. Sinteticamente si può affermare che la certificazione si fonda sul principio dell’idoneità alla compostabilità, assicurandone il fine vita. Certificare la compostabilità significa attestare che un manufatto definito più o meno genericamente biodegradabile sia anche compostabile nei tempi e nei modi dettati dalla buona pratica al compostaggio.

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile