01/01/2013 - 01:00

Natale: vince ancora l'abete "vero"

Secondo un'indagine della Cia, circa il 50 per cento delle famiglie italiane non rinuncia alla tradizione. Calate del 30 per cento le importazioni dal Nord Europa degli abeti naturali. La crisi "taglia" le dimensioni: ben l'82 per cento si orienta su esemplari più piccoli ed economici.
A Natale l'albero di plastica insidia il primato di quello vero. Anche quest'anno gli italiani non rinunciano a uno dei simboli della tradizione, ma sempre più spesso a portare nelle case l'atmosfera delle feste saranno delle copie "sintetiche" del classico abete natalizio. A fronte di 6,5 milioni di alberi veri, infatti, quelli artificiali saranno poco meno, e raggiungeranno per la prima volta nel 2011 quota 6 milioni. Colpa della scarsa disponibilità nei vivai di abeti "naturali", a causa della flessione del 30 per cento delle importazioni dal Nord Europa rispetto allo scorso anno e del calo del 20 per cento in dieci anni della produzione "made in Italy". Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, a pochi giorni dall'8 dicembre, che per consuetudine dà il via ufficiale al periodo delle festività con l'allestimento degli addobbi natalizi.

La metà delle famiglie italiane non rinuncia a uno dei grandi classici del Natale: ma per il 48 per cento delle 12,5 milioni di famiglie "appassionate" di alberi, quest'anno la scelta cade sugli esemplari sintetici. Meno romantici, ma soprattutto meno ecologici. Al contrario dei naturali che, una volta ripiantati -spiega la Cia- permettono di contribuire al patrimonio boschivo collettivo, quelli "finti", di cui l'80 per cento è "made in China", all'arrivo in Italia, dopo aver percorso migliaia di chilometri, hanno già inquinato tantissimo. Senza contare che una volta buttati via impiegano più di 2 secoli a degradarsi con un impatto ambientale devastante. In più, spesso sono trattati con sostanze chimiche nocive con cui bisogna "convivere" per quasi un mese, mentre gli abeti veri contribuiscono alla salubrità dell'aria di casa.
Ma l'effetto della crisi, che continua a "rosicchiare" il budget delle famiglie, si fa sentire anche sulla scelta di taglia e tipo di albero. L'82 per cento si orienta su esemplari economici, spendendo tra i 20 e i 50 euro per i "naturali" e tra i 10 e i 35 per i sintetici. Solo il 12 per cento è disposto a superare i 50 euro per ospitare nel proprio salotto alberi più ingombranti ed evidenti, che superino almeno i 140 centimetri. Mentre a concedersi il lusso di superare i due metri di altezza sono solo il 6 per cento degli italiani, che arrivano a destinare tra i 200 e i 250 euro per quelli di plastica e più di 300 euro per quelli veri.

Alla base della domanda crescente di abeti sintetici -ricorda la Cia- c'è innanzitutto la riduzione delle importazioni da Norvegia, Svezia e Finlandia, che quest'anno hanno segnato un meno 30 per cento rispetto al 2010. Il perché sta nel fatto che l'abete non è un prodotto a elevata resa: ha bisogno di 5-6 anni per raggiungere un'altezza commerciabile (almeno un metro) e poi viene venduto all'ingrosso a cifre che oscillano tra i 6 e i 7 euro a pianta. Con queste cifre, il trasporto su lunghe distanze diventa sconveniente, perché più costoso del prodotto trasportato. D'altra parte, la produzione "made in Italy" è calata del 20 per cento in 10 anni, complice l'aumento del costo del lavoro e della riduzione dei contributi europei destinati a questa produzione.
Marilisa Romagno
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