01/01/2013 - 01:00

Le pagelle Wwf sull'utillizzo di olio di palma

Il WWF ha presentato oggi, nel corso della nona Tavola Rotonda sull'olio di palma sostenibile a Kota Kinabalu, in Malesia, le pagelle globali sull'utilizzo di olio di palma sostenibile, alternativa responsabile, e già applicata da alcune aziende in Europa, Australia e Giappone, alle tradizionali piantagioni di olio di palma che rappresentano una delle maggiori minacce per la conservazione delle ultime foreste tropicali e della loro biodiversità.
"Non è mai stato così facile per le aziende scegliere un consumo responsabile di olio di palma", dichiara Adam Harrison, Senior Policy Officer di WWF UK e rappresentante del WWF presso la Tavola Rotonda sull'olio di palma sostenibile (RSPO). "Ci sono molte opzioni disponibili per tutte le società che scelgono di acquistare olio di palma certificato e sostenibile. Eppure le Palm Oil Buyers' Scorecard del WWF mostrano che solo la metà dell'olio di palma oggi utilizzato dalle società valutate è sostenibile. È quindi evidente che prevalgono ancora logiche economiche e di profitto facile, che spingono una buona parte dei produttori e rivenditori a non mantenere l'impegno di utilizzare il 100% di olio di palma sostenibile, mentre molti altri non hanno nemmeno avviato una pratica di corretto approvvigionamento".
L'approvvigionamento di olio di palma certificato proveniente da piantagioni controllate è cresciuto sensibilmente rispetto ai dati 2009, ed è attualmente pari a 5 milioni di tonnellate, rappresentando il 10 per cento della produzione mondiale di olio di palma. Ma ancora oggi, come nel 2009, solo la metà dell'olio di palma sostenibile prodotto viene effettivamente venduto.
Le Palm Oil Buyers' Scorecard WWF 2011 - un aggiornamento del report pubblicato la prima volta nel 2009 - coinvolgono oltre 130 produttori e distributori illustrando il loro impegno futuro e l'utilizzo attuale di olio di palma certificato, secondo gli standard internazionalmente riconosciuti della RSPO.

Secondo i dati WWF, la maggior parte delle aziende valutate nel 2009 e nel 2011 ha compiuto significativi passi avanti nell'utilizzo di olio di palma sostenibile, dimostrando che si tratta di un'alternativa sempre più diffusa. Inoltre, 87 delle 132 aziende coinvolte si sono impegnate ad approvvigionarsi per il 100% di olio di palma con certificazione RSPO entro il 2015 se non prima. Ma a oggi, quasi la metà dei distributori (17 su 43) e più di un quinto dei produttori (15 su 89) hanno totalizzato un punteggio molto basso rispetto alle responsabilità assunte per l'impatto del loro approvvigionamento di olio di palma. E' quindi più che mai urgente accelerare tali processi dando una svolta incisiva al mercato, accrescendo l'impegno di tutti per una maggiore responsabilità negli acquisti e arrestando i violenti processi di deforestazione in corso.
A livello internazionale hanno raggiunto i punteggi più alti sull'utilizzo di olio di palma sostenibile imprese come Unilever, IKEA, Tesco, Findus, L'Oréal o Body Shop, dimostrando che per le aziende assumere un impegno significativo è possibile, indipendentemente dalla quantità di prodotto che utilizzano.
Anche l'Italia è un mercato importante nel consumo di olio di palma e i dati evidenziati dal nuovo rapporto indicano la necessità di un maggior impegno da parte delle nostre imprese nazionali e l'urgenza di accelerare una pratica di corretto approvvigionamento.

"Acquistare solo prodotti certificati e ritenuti sostenibili è una scelta obbligata", dichiara Massimiliano Rocco, Responsabile Foreste del WWF Italia "è un impegno irrinunciabile e improcrastinabile che l'industria privata deve assumere per contribuire ad arrestare la deforestazione delle ultime foreste tropicali del nostro pianeta, da quelle dell'Indonesia al Bacino del Congo, di cui si continuano a perdere milioni di ettari ogni anno". In generale, il dato più critico, a livello globale così come in Italia, è rappresentato dalla incompletezza dei dati forniti dalle aziende in merito ai volumi di olio di palma utilizzati, un dato che non solo implica un forte disincentivo per i produttori a procedere con ulteriori certificazioni, ma impedisce l'analisi del mercato necessaria all'elaborazione di strategie efficaci per l'approvvigionamento di olio di palma sostenibile.
"Il WWF chiede a tutte le aziende del mercato, e per l'Italia in particolare a Ferrero e Barilla che hanno scelto di aderire a questo processo di valutazione globale, di rafforzare il percorso intrapreso per migliorare le proprie performance dando anche un segnale di attivazione sul tema della trasparenza", ha commentato Rocco del WWF Italia. "Se chiediamo ai coltivatori di agire con responsabilità, è necessario che le aziende che acquistano olio di palma dichiarino chiaramente le quantità di prodotto che utilizzano e utilizzeranno in futuro. Solo così sarà possibile orientare il mercato dell'olio di palma verso la sostenibilità."

WWF ha dedicato gran parte del lavoro di valutazione a Europa, Australia e Giappone, in quanto rappresentano i mercati più rilevanti per l'olio di palma sostenibile. Tuttavia il WWF riconosce che in altri paesi giocano un ruolo chiave: tra questi Cina e India, che insieme rappresentano il 27 per cento del mercato globale dell'olio di palma, Indonesia e Malesia, dove si produce la maggior parte dell'olio di palma, e gli Stati Uniti, dove risiedono molte aziende la cui azione in questo campo ha un impatto globale importante.
Marilisa Romagno
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