01/01/2013 - 01:00

Kyoto sempre più distante per l'Italia

l'Italia dovrà fare molto di più per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Siamo fermi al 4,8% con la magra consolazione che non siamo i fanalini di coda. Siamo in compagnia di Austria e Lussemburgo. Il problema è che per colpa nostra l'Europa potrebbe non raggiungere gli obiettivi previsti al 2020.
Jacqueline McGlade, direttore dell'agenzia dell'Unione Europea per l'ambiente, avverte i tre paesi: "devono accelerare il passo per centrare gli obiettivi. Qualsiasi opzione intendano adottare, sarà necessario un budget adeguato per assicurare il rispetto degli impegni". Il nostro ritardo è ragguardevole rispetto agli altri paesi della UE che pensano già alla seconda fase prevista del protocollo di Kyoto. E come se non bastasse, se l'Italia non dovesse rimettersi al passo, dovrà presentarsi alla Corte di giustizia europea e pagare una serie di sanzioni. La Prestigiacomo però rassicura: "Sono state recepite le richieste italiane relative alla definizione della durata massima del secondo periodo di Kyoto, che non dovrà andare oltre il 2020 e dovrà rappresentare una fase di transizione verso l'accordo globale".

Secondo quanto previsto dal protocollo di Kyoto nel 2011 la riduzione delle emissioni di anidride carbonica dovrebbe essere del 6,5% mentre siamo fermi al 4,8%. Nel nostro paese i primi segnali di malumore sono apparsi qualche tempo fa quando, nel rapporto Ecosistema Urbano, si evidenziava che 3 italiani su 4 non erano soddisfatti di come la politica stesse affrontando la questione ambientale. E negli anni la situazione non è migliorata. E' arrivata l'ora che la classe politica si impegni seriamente e decida di rafforzare ed attuare le attività previste nei piani e nei programmi per raggiungere gli obiettivi al 2020. Attualmente siamo una "zavorra" per la Comunità Europea che non riesce a contribuire al raggiungimento delle percentuali previste in fase di sottoscrizione del protocollo.
Tommaso Tautonico
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