01/01/2013 - 01:00

Ambiente: serve una gestione più equilibrata della direttiva nitrati

La Cia prende spunto dall'intervento del Governatore del Veneto per chiedere una rigorosa designazione delle "aree vulnerabili", che non gravi solo sulla zootecnia nazionale ma che si basi su un'effettiva verifica delle varie fonti di inquinamento sul territorio.
L'intervento del Governatore del Veneto richiama l'attenzione su una vicenda da tempo oggetto di discussione da parte del mondo agricolo. Recenti studi scientifici hanno già avvalorato l'ipotesi che la presenza di nitrati nelle falde acquifere non sia riconducibile solo ad aspetti settoriali agricoli, e in particolare al carico zootecnico. Ecco perché adesso è ora di cambiare rotta e di arrivare a soluzioni equilibrate, che finalmente distribuiscano il peso della direttiva Ue tra le diverse fonti di inquinamento sul territorio. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando le dichiarazioni di Luca Zaia sugli effetti della direttiva nitrati.

Finora di fatto è stata attribuita ogni responsabilità sull'eventuale eccesso di presenza di azoto nelle acque al comparto zootecnico -spiega la Cia- con ripercussioni pesanti sugli allevamenti, e quindi sulla produzione nazionale di carne e latte. E' ora, invece, di procedere verso una rigorosa designazione delle "aree vulnerabili ai nitrati" che si basi su un'effettiva verifica delle fonti puntuali e diffuse di inquinamento, con particolare riferimento alle acque reflue urbane. In questo contesto -aggiunge la Cia- va anche rivisto il decreto ministeriale del 7 aprile 2006 sulla disciplina dell'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, per renderlo più facilmente applicabile attraverso una semplificazione degli adempimenti dal punto di vista tecnico e amministrativo.
Tommaso Tautonico
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