01/01/2013 - 01:00

Biocombustibile da un batterio: le nuove frontiere dell'ingegneria genetica

La rivista scientifica Nature ha pubblicato i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell'universita' di Berkeley e dell'azienda americana LS9 sulle potenzialita' del batterio Escherichia coli, un microrganismo che vive anche nell'intestino umano e capace naturalmente di sintetizzare gli acidi grassi, di produrre biocombustibili direttamente dalle biomasse (partendo quindi da semplici zuccheri o dalla cellulosa delle piante), senza modifiche chimiche.
Questi nuovi batteri, creati con l'ingegneria genetica e in grado di produrre combustibili a partire dagli acidi grassi (una categoria di molecole altamente energetiche presenti nelle cellule degli organismi viventi), consentirebbero l'utilizzo di una gamma piu' vasta di risorse da cui produrre biocarburante, senza dover incidere su quelle alimentari.
I ricercatori hanno modificato Escherichia coli deviandone il metabolismo e costringendolo cosi' a produrre carburanti biodiesel (esteri grassi) e altri prodotti chimici, quali alcol e cere direttamente da zuccheri semplici anche a partire dalla cellulosa delle piante.
Eric Steen della LS9 ha osservato che "attualmente i processi biochimici per la biomassa cellulosica richiedono enzimi costosi per la liberazione dello zucchero. Ma conferendo a Escherichia coli la capacita' di fermentare sia la cellulosa sia l'emicellulosa senza l'aggiunta di costosi enzimi possiamo ottenere biocarburanti cellulosici piu' economici"
"È una scoperta importante ed entusiasmante, che può contribuire notevolmente alla produzione di biocombustibili avanzati in modo economicamente conveniente", ha sottolineato Jay Keasling, esperto di biologia sintetica del Joint BioEnergy Institute (JBEI) del Dipartimento dell'energia americano.
Ed e' proprio la convenienza economica, infatti, ad essere la condizione principale con cui i biocombustibili rappresenteranno una delle migliori soluzioni per la produzione di combustibili in modo rinnovabile e sostenibile.
Lisa Zillio
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