01/01/2013 - 01:00

Nuova normativa su pitture e vernici

Nuovi limiti alle emissioni, un giro di vite sui COV, con qualche ombra inquietante. Dal 1 gennaio 2010 è entrata in vigore in modo definitivo la nuova normativa Ecopaint, con nuovi limiti per i composti organici volatili (COV) in vernici e pitture murali.
La riduzione dei COV pone una riduzione delle emissioni sicuramente utile, atta a contrastare non solo gli effetti nocivi sulla troposfera ma quelli sulla salute umana, dovuta all'inquinamento indoor o sindrome dell'edificio malato. In effetti l'esposizione ai COV contenuti nelle pitture convenzionali, secondo l'Agenzia la Protezione ambientale statunitense può causare a distanza di anni attacchi d'asma, irritazione agli occhi e alle mucose, nausea e spossatezza. L'esposizione prolungata può causare patalogie gravi come tumori.
Il problema è che la legge continua ad equiparare i solventi petrolchimici a sostanze come olio di agrumi, oli essenziali, aceto di vino o alcool. Il Decreto Legislativo 27 marzo 2006 n.161, in attuazione della direttiva europea 2004/42/CE, fissa precisi limiti di presenza di C.O.V. in varie categorie di prodotti di consumo. Nell'articolo 1 del decreto legge viene riportato che il fine della norma è quello di ridurre le emissioni dannose alla fascia di ozono troposferico. Obiettivo condivisibile, ma che dà luogo ad alcune contraddizioni, sottolineate a suo tempo da CHIMICA VERDE:
1) Le riduzioni delle concentrazioni di COV, in funzione delle varie tipologie di Prodotti Vernicianti non sono sostanziali e sembra più facile cambiare la tipologia di prodotto piuttosto che la formulazione stessa;
2) Le indicazioni limite per i prodotti vernicianti a base acqua (acrilici), sono oltremodo elevate, permettendo concentrazioni di solvente fino al 15%;
3) Mancanza assoluta di valori che discriminino i solventi dannosi da quelli non dannosi alla fascia di ozono e all'uomo.
Dovrebbero essere considerati almeno due fattori per raggiungere una sensibile degli effetti dannosi sulla fascia di ozono:
- la vita media di COV in atmosfera, rilevabile dal tempo di dimezzamento
- l'effettiva reattività dei COV con l'ozono troposferico.
Ad esempio il d-limonene ha un tempo di dimezzamento di circa 36 minuti, l'alfa-pinene di 16 secondi, l'acetone 60 giorni, il toluene 1,9 anni, i cloro-fluoro carburi (CFC) da 5 a 4500 anni. Sarebbe dunque il caso di privilegiare il limonene e altri COV a breve persistenza (terpeni, pinene). In questo modo si porterebbe a zero le emissioni dannose senza necessariamente ridurre le quantità di solvente nelle formulazioni.
Come COV sono catalogate tutte le sostanze che bollono al di sotto dei 250 gradi e che evaporando non restano nel supporto. Il fatto, come sottolinea Roberto Mosca di Spring Color, è che si fa di tutt'erba un fascio e non si considera affatto la vita media in atmosfera. Così la trementina di gemma o il d-limonene, solventi naturali che scompaiono molto velocemente, sono trattati alla stregua del clorofluorocarburi che si dimezzano in 4.500 anni.
Morale della favola: le pitture naturali potrebbero contenere tracce di COV e quelle acriliche no. Ma per le vernici ecologiche si tratta sempre di sostanze alimentari come l'aceto, l'alcol o di oli essenziali. "Invece si possono fregiare delle diciture "esenti da COV" vernici o pitture all'acqua formulate con resine petrolchimiche prodotte tramite polimerizzazione di monomeri cancerogeni, suscettibili di sviluppare diossina e altre sostanze pericolose in caso di incendio o di smaltimento in inceneritore".

 
Tommaso Tautonico
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