13/02/2016 - 16:40

Trivelle, referendum il 17 aprile. La protesta delle associazioni

Addio definitivo alla possibilità di accorpare il referendum sulle trivelle alle amministrative di giugno.
Il Consiglio dei ministri ha infatti stabilito che il referendum popolare relativo alle attività di coltivazione di idrocarburi in zone di mare entro dodici miglia si terrà il 17 aprile 2016.
 
Una decisione che non è andata giù per niente a diverse associazioni ambientaliste (tra  cui Legambiente e Greenpeace) sociali e studentesche, che hanno invitato il presidente della Repubblica,  Sergio Mattarella, a non firmare il decreto che fissa il voto referendario per il 17 aprile e chiesto al governo di rivedere il provvedimento in favore di un election day che accorpi il voto alla prossima tornata elettorale delle amministrative. 
 
"Il motivo primo per cui avanziamo tale richiesta è per favorire e salvaguardare la democrazia e la partecipazione, che dovrebbero caratterizzare un voto popolare, quale quello di un referendum abrogativo, per di più su un tema così importante che riguarda la tutela dell'ambiente e lo sviluppo energetico ed economico del nostro Paese. Stabilire di andare al voto in tempi così ravvicinati di certo non permetterebbe di condurre un'adeguata campagna referendaria e di conseguenza non consentirebbe che gli elettori siano adeguatamente informati sul referendum"  si legge nella lettera inviata al presidente dalle associazioni. 
 
"La decisione del governo, inoltre, non tiene conto di ulteriori due elementi oggettivamente importanti" prosegue l'appello a Mattarella. Il primo è di carattere economico: "l'election day è fondamentale al fine di risparmiare una cifra stimabile tra i 350 e i 400 milioni di euro, un quantitativo di denaro pubblico enorme, che potrebbe altrimenti essere impiegato per meglio garantire diritti essenziali alla popolazione italiana".
 
Il secondo riguarda l'iter dei quesiti referendari. "Dinanzi alla Corte Costituzionale pendono conflitti di attribuzione per altri due quesiti sullo stesso argomento su cui, qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, si potrebbe votare in un'unica data. Diversamente vorrebbe dire che nel 2016 gli italiani potrebbero essere chiamati alle urne fino a cinque volte: per i due referendum abrogativi sulla questione trivellazioni (ad aprile sul primo quesito ed eventualmente, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale, per gli altri due), per le elezioni amministrative (primo turno e ballottaggio) e in autunno per il referendum costituzionale. Una simile concentrazione di tornate elettorali determinerebbe un notevole dispendio di risorse, ingenerando, peraltro confusione negli elettori".
Rosamaria Freda
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