31/10/2015 - 09:51

Rapporto Svimez 2015: rilanciare il Sud incentivando le rinnovabili e l'efficienza energetica

L'espansione delle rinnovabili riveste un ruolo fondamentale nella prospettiva di rilancio della crescita nazionale e del Mezzogiorno. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili può favorire la diminuzione del nostro (alto) tasso di dipendenza energetica dall'estero e contribuire ad accrescere l'efficienza energetica.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel "Rapporto 2015 sull'economia del Mezzogiorno "messo a punto dallo Svimez e presentato alla Camera nei giorni scorsi.

Attualmente, rispetto a una media dell'Ue a 28 del 53% nel 2012 (con il Regno Unito al 42% e la Francia al 48%), il nostro tasso di dipendenza energetica è dell'80%, dovuto soprattutto alle importazioni di gas naturale e petrolio. I prezzi dell'energia elettrica e del gas sono molto diversi tra i vari stati europei sia per le imprese che per le famiglie, per effetto soprattutto del diverso carico fiscale. La bolletta energetica delle imprese italiane è la più cara della media europea, con maggiorazioni comprese tra il 30% e il 35% (per le diverse fasce di consumo), anche per effetto del fatto che in Italia le imposte arrivano a pesare il 40% della tariffa. Nelle utenze domestiche, invece, a pesare sono i costi fissi derivanti dagli "oneri generali di sistema", che nel 2015 sono arrivati a rappresentare il 25% della tariffa totale, spiega l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno.

I provvedimenti normativi nazionali degli ultimi anni sono stati finalizzati a sostenere il settore delle rinnovabili ma nello stesso tempo a contenerne gli oneri per i cittadini, attraverso importanti misure di detrazione fiscale per l'efficienza energetica. Sul fronte delle politiche comunitarie dei Fondi strutturali, il PON "Impresa e competitività" 2014-2020 approvato dalla Commissione europea nel giugno 2015 rappresenta un'opportunità per finanziare interventi in campo energetico tra cui anche quelli per l'efficienza energetica e l'uso delle rinnovabili, cui sono destinati 503 milioni. Il Sud presenta a livello nazionale un vantaggio competitivo in termini di potenza prodotta dalle nuove rinnovabili (solare, eolico e biomasse); nel 2013 al Sud è stato prodotto il 53% dell'energia derivante da queste fonti (Puglia 16,7%, Sicilia 10% e Campania 7%). Nell'eolico, poi, assoluta predominanza del Sud: il 97% degli impianti eolici italiani si trova nel Mezzogiorno, continua lo Svimez.

Quanto alla geotermia, al Sud potrebbe offrire importanti opportunità nella produzione di energia termica (per riscaldare e raffreddare) e, in un'ottica di più lungo periodo, nella produzione di energia elettrica, attività attualmente presente in Italia soltanto in Toscana. In Italia comunque la fonte geotermica e' presente in quantità superiore a tutti i paesi europei, eccetto l'Islanda, e il fatto che le tecnologie di utilizzo siano nazionali costituisce un importante vantaggio competitivo. Il maggior potenziale geotermico nazionale si concentra, oltre che in Toscana e nel Lazio, soprattutto in Campania, sia nelle zone di Ischia e dei Campi Flegrei, sia nell'area vesuviana, e in Sicilia, nella zone delle Eolie. In misura minore è presente anche in Puglia e Sardegna. L'efficientamento energetico degli edifici esistenti e di nuova costruzione riveste un ruolo importante all'interno della strategia di rigenerazione urbana di cui si è detto più sopra: si tratta di un intervento che mira a ridurre l'utilizzo di energia fossile, promuovere le energie rinnovabili e rendere lo sviluppo urbano più sostenibile e intelligente. La proposta Svimez prevede di utilizzare il calore geotermico per il riscaldamento e raffreddamento di tutti gli edifici, sia residenziali che produttivi, pubblici o privati, per l'intero territorio della provincia di Napoli; l'area urbana più grande del Sud e quella che in Italia ha le maggiori risorse geotermiche.

Secondo la banca dati nazionale geotermica CNR-ENI la Regione Campania conta 98 pozzi geotermici e 56 sorgenti, di cui rispettivamente 69 e 32 nell'area metropolitana di Napoli. Risorse geotermiche quindi abbondanti e disponibili a bassa profondità, cosa che rende più conveniente la realizzazione dei pozzi. La stima del costo di sostituzione delle caldaie tradizionali con pompe di calore geotermiche è di circa 50mila euro per fabbricato composto da 10 appartamenti, immaginando la disponibilità della risorsa collocata a 200 metri di profondità. Se si ipotizza di avviare all'investimento, come primo intervento, il 25% del patrimonio residenziale della città di Napoli (corrispondente a 10.188 edifici), l'investimento sarebbe di circa 510 milioni di euro all'anno, più 100 di costi per servizi e manutenzioni (risorse provenienti dal Governo e dalla Regione), con un impatto annuo sul Pil napoletano dell'1,4%. Poiché sarebbero oltre 40mila le abitazioni relative all'intera provincia di Napoli, immaginando di distribuire il progetto in 4 anni, i posti di lavoro creati potrebbero essere circa 15mila. Necessario però prima un censimento del territorio su aree zone della città molto circoscritte e specifici strumenti di incentivazione attualmente non presenti sottoforma di contributi diretti all'investimento.

In linea generale secondo lo Svimez, per riprendere lo sviluppo economico nel Sud è necessario prorogare anche per il 2016 con la stessa intensità e la stessa durata l'esonero dal pagamento dei contributi INPS a carico del datore di lavoro per i nuovi assunti a tempo indeterminato e introdurre misure di contrasto alla povertà nelle famiglie a rischio. Fondamentale per il Mezzogiorno è anche la definizione di un nuova politica industriale centrata su una "logica di sistema" e un'azione strutturale di medio-lungo periodo, che sappia coordinare politiche aggiuntive di coesione con rinnovate azioni di politica ordinaria.
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Rosamaria Freda
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