11/02/2015 - 14:36

Energia: sono possibili gli aiuti di Stato al nucleare? Il caso della centrale inglese di Hinkley Point

E' possibile che vengano assegnati aiuti di Stato al settore dell'energia nucleare? E' questo il tema al centro della discussione, avvenuta in commissione Attività produttive della Camera, di un'interrogazione con cui il deputato del Movimento 5 Stelle, Davide Crippa, chiedeva conto al governo italiano, in particolare al ministero dello Sviluppo economico, della possibilità di assegnare aiuti di Stato al settore dell'energia nucleare, come successo in Inghilterra.
Il tema dell'interrogazione riguardava in particolate l'avvenuta approvazione da parte della commissione Ue del regime di aiuti definito dal governo britannico per la realizzazione della nuova centrale nucleare di Hinkley Point, partecipata da Edf fino al 50 per cento, da Areva al 10 per cento e da società cinesi per le quote rimanenti. 
 
La commissione Ue ha reputato compatibile con la disciplina sugli aiuti di Stato assicurare all'energia prodotta dall'impianto una remunerazione di 92.5 sterline/MWh, per il periodo necessario a recuperare l'investimento ha spiegato il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, rispondendo all'interrogazione e precisando come i profitti successivi dovrebbero essere condivisi con le autorità pubbliche e quindi i consumatori.
 
Si tratta di una garanzia indubbiamente molto forte, che facilita un investimento difficilmente affrontabile solo con segnali di prezzo di breve-medio termine, ha continuato De Vincenti. Il ministro ha poi ricordato come la decisione della commissione abbia destato reazioni molto vivaci da parte delle associazioni pro-rinnovabili che hanno portato il governo austriaco ad annunciare la prossima presentazione di un ricorso alla Corte di Giustizia europea, ritenendo inammissibile garantire sussidi al nucleare.  
 
La commissione Europea lo scorso mese di dicembre aveva inoltre precisato come la disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell'ambiente e dell'energia non vieti gli aiuti al settore nucleare. Inoltre le specifiche modalità con cui la commissione ha dato il via libera ai sussidi britannici limitano la possibilità di distorsioni sul mercato dell'energia, ha aggiunto ancora la Guidi ricordando quanto sostenuto dalla commissione Ue. 
 
Il sostegno all'energia nucleare è, perciò, valutato direttamente ai sensi delle disposizioni del trattato e della disciplina sugli aiuti di Stato, ha ricordato il viceministro. Ai sensi dell'articolo 194 del trattato dell'Ue, gli Stati membri sono liberi di determinare il loro mix energetico e alla commissione spetta il compito di verificare che l'uso di risorse pubbliche a sostegno delle imprese sia conforme alle norme comunitarie in materia. 
 
Questa decisione non istituisce perciò - secondo la commissione - una politica o una strategia energetica, né interferisce con il diritto degli Stati membri di perseguire il proprio mix energetico, ha detto ancora de Vincenti. 
 
Il rappresentante dell'esecutivo ha poi ricordato come il governo italiano non abbia a disposizione informazioni tecniche di dettaglio sulla congruità e proporzionalità del regime di sussidio e del valore dell'energia che sarebbe garantito all'impianto, giudicato dalla commissione come "non discorsivo".   
 
In linea generale, secondo il viceministro è ragionevole che un investimento con tempi di realizzazione e ritorno così ampi (una centrale nucleare, così come potrebbero essere importanti infrastrutture di trasporto dell'energia) non possa essere realizzato al di fuori di uno schema di garanzie di tipo pubblico, vista l'aleatorietà dei prezzi dell'energia nel lungo termine. Questo approccio, seguito oggi nel caso della centrale britannica, potrebbe essere applicato anche ad altri casi di investimenti non sostenibili in una pura ottica di mercato.   
 
Sul piano invece politico, la decisione della commissione Uesi presta ad essere vista come una significativa modifica della strada assunta fino a qualche anno fa, in cui si escludeva la possibilità di aiuti di Stato sulla produzione di energia, se non alle energie rinnovabili in senso stretto, ha aggiunto De Vicenti. 
 
Da questo punto di vista, il viceministro ha rimarcato come la posizione della commissione sia di non interferenza con le scelte nazionali di mix energetico, da cui certamente il nucleare non è bandito, e come ad oggi solo l'Austria abbia reagito politicamente in modo negativo.   
 
Quanto alla condanna dell'Italia sul caso Alcoa, citato nell'interrogazione dal deputato Crippa, il viceministro ha fatto presente come si tratti di un caso molto diverso, visto che riguardava una tariffa sull'energia consumata (e non prodotta) che la commissione ha ritenuto "distorsiva", in quanto aiuto al funzionamento "ordinario" dell'impianto.  
 
In sede di replica, il deputato del Movimento 5 Stelle, Andrea Vallascas (cofirmatario dell'interrogazione) si è dichiartato insoddisfatto della risposta data da De Vincenti. Il parlamentare ha sottolineato come il governo italiano non abbia dichiarato, in sede europea, la propria netta contrarietà nei confronti delle decisione presa dal governo britannico di supportare economicamente la costruzione della nuova centrale nucleare. 
Rosamaria Freda
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