18/11/2014 - 20:20

Nucleare, Sogin: che cos'è e a cosa servirà il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi

Quanti sono i rifiuti nucleari nel nostro Paese e cosa è il deposito unico nazionale di cui tanto si parla ultimamente.
Sono stati questi gli argomenti al centro del convegno che si è tenuto oggi a Roma, organizzato dal Centro per un futuro sostenibile, in collaborazione con Sogin - la società pubblica che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari nel nostro Paese - e intitolato "Messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Verso un deposito unico nazionale". 
 
In Italia, come noto, il nucleare come fonte energetica non esiste più, ma esistono ancora otto siti nucleari, tra ex centrali elettriche e centri di stoccaggio, che continuano a custodire materiale radioattivo. Non solo. 
Nel nostro Paese altri comparti producono ancora oggi rifiuti radioattivi, come la medicina nucleare, alcune attività industriali e di ricerca.
 
Di qui la necessità della creazione di un deposito unico nazionale, ovvero un'infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia.
 
Sarà la Sogin ad occuparsi della localizzazione e della realizzazione del deposito che dovrà aprire le porte entro il 2024-2025 e nel quale confluiranno circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività: di cui il 60% prodotti dalle attività di smantellamento degli impianti nucleari e il 40% prodotti dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
 
Non solo. Il deposito permetterà anche lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Questi verranno trasportati e stoccati temporaneamente in contenitori speciali detti cask, in attesa della disponibilità di un deposito definitivo geologico. La realizzazione di questa struttura rappresenta una priorità per l'Italia per diversi motivi, tra cui quello di terminare il decommissioning degli otto impianti nucleari, assicurare una gestione in totale sicurezza, efficiente e razionale dei rifiuti radioattivi, passando da decine di depositi temporanei ad un'unica infrastruttura e valorizzare a livello internazionale il know-how acquisito in Italia.
 
L'identificazione del sito dove costruire il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e la sua successiva realizzazione è "una sfida da portare avanti con un'ampia partecipazione, a partire da quella di tutta la comunità scientifica" ha detto nel corso del suo intervento al convegno, Riccardo Casale, amministratore delegato della Sogin. "Abbiamo bisogno di parlare in modo trasparente con gli stakeholders e con le associazioni" ha aggiunto Casale spiegando come l'iter di localizzazione parta da un approccio del tutto nuovo rispetto al passato che mette al centro di ogni decisione "dinamiche partecipative e di auto-candidatura". 
 
Molti Paesi europei, come la Francia e la Spagna, si sono già dotati di un deposito centralizzato di rifiuti radioattivi ha aggiunto Fabio Chiaravalli, direttore della divisione deposito nazionale della Sogin, ma i numeri sono ben diversi rispetto ai nostri.  Mentre infatti la Francia deve stoccare circa 1 milione di metri cubi di rifiuti, nel nostro Paese la quantità si avvicina ai 75mila metri cubi, ha aggiunto Chiaravalli.
Rosamaria Freda
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