17/07/2014 - 12:41

Energia, Marsiglia (FederPetroli): Riforma Titolo V blocca investimenti petroliferi

La Riforma del Titolo V della Costituzione messa a punto dal governo Renzi, sottraendo potere a Regioni, Province e Comuni, di fatto lede lo sviluppo energetico del nostro Paese, soprattutto quello legato al settore petrolifero.
La pensa così il presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia che, in una nota diffusa alla stampa definisce sbagliata la direzione in cui sta andando il nostro Paese. Più che “sblocca Italia” potremmo parlare di “blocca Italia” dice Marsiglia.

Con la riforma lo Stato di fatto si erode le competenze delle Regioni e si sottrae loro la possibilità di essere titolare delle scelte sull’ordinamento locale, tra le altre materie, anche sul comparto energetico e su quello legato alle infrastrutture strategiche.

"l veri problemi dello sviluppo energetico in Italia non sono quelli che il presidente del Consiglio Renzi chiama 'quattro comitatini', il problema è il poco potere che si da alle Regioni, Provincie e Comuni e, la Riforma del Titolo V della Costituzione sta contribuendo a diminuire sempre più" precisa Marsiglia.

"I diversi progetti del nostro indotto, parlo di piattaforme, pozzi, oleodotti o altre semplici modifiche strutturali ad un cantiere sono bloccati non per chissà quale problematica ambientale ma perchè le amministrazioni locali non vengono rispettate e coinvolte e, non hanno voce in capitolo. Il governo Renzi con la Riforma Costituzionale vuole attribuire a governo centrale più autonomia nel nostro settore, se così sarà, assisteremo al blocco di gran parte dei nostri progetti, avremo problemi anche per un semplice impianto di carburante e poi veramente potrà chiamarsi piano sblocca Italia" continua il presidente di FederPetroli.
E ancora. "Il problema dello sblocco minerario o meglio energetico interno sta a monte, non esiste una Strategia energetica, il ministero dello Sviluppo economico rilascia una licenza/concessione e poi sul territorio si viene abbandonati e ci troviamo che un pozzo finito è fermo da dodici anni. E' da qui che bisogna iniziare, i dicasteri competenti devono curare l'iter sino a piena funzionalità, ma questo non succede e vengono incolpati i Comitati cittadini e gli ambientalisti. I comitati cittadini, le forme di protesta e, quanto altro esiste vanno ascoltati in una politica di dialogo”.

Non possiamo dire ad un Comune di 1.000 abitanti: vengo lì, faccio un pozzo e me ne vado. In Italia esistono piccole società petrolifere (Indipendent Oil Companies) che i nomi non si conoscono perché non hanno rete carburanti, non sono pubblicizzate e non sono tra le Major di bandiera, ma hanno investito milioni per lo sfruttamento delle risorse nel nostro Paese e stanno subendo grosse perdite economiche ed occupazionali per una burocrazia che è inverosimile e, questo non dipende da 'quattro comitatini'. Bisogna conferire più potere alle amministrazioni locali e coinvolgerleBisogna rendersi conto delle banalità che vengono dette negli ultimi tempi: vogliamo le piattaforme per estrarre gas e petrolio e dall'altra parte si vogliono chiudere le raffinerie. Ci lamentiamo che gli impianti di carburante chiudono, non offrono servizi e la benzina è alle stelle. Solo contraddizioni, basta con le prese in giro. Avanti con una ridefinizione di una nuova e mirata Politica energetica nazionale e basta con dichiarazioni prive di senso" prosegue il presidente dell'associazione.
“In Italia non abbiamo una legge e un iter autorizzativo corretto ed efficiente in materia energetica" conclude Marsiglia.
Rosamaria Freda
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