17/06/2014 - 12:32

Rinnovabili: il decreto spalma incentivi è incostituzionale. Parola di Onida

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto che stabilisce un taglio del 10% delle bollette energetiche pagate dalle piccole e medie imprese.
Ciò che però ancora non è chiaro è come il governo voglia mettere concretamente in pratica il suo obiettivo. C'è incertezza su come verrà reperita la somma di 1,5 miliardi di euro l'anno indispensabili per coprire la riduzione del costo dell'elettricità per le pmi.
 
Al vaglio del governo sembra ancora esserci l'ipotesi di allungare nel tempo (da 20 a 25 anni) gli incentivi previsti dai vari Conti Energia ai produttori di energia da fotovoltaico, ovvero il cosiddetto decreto "spalma incentivi". 
 
Sul provvedimento, come è noto, è piovuta ben più di una critica e ancora oggi continua a non convincere il settore delle rinnovabili. Questa volta a schierarsi contro il testo è Asso Rinnovabili che, in una nota, definisce inaccettabili sia la possibile adozione di tale provvedimento sia la possibilità che il governo metta a punto un tributo ad hoc, che sarebbe l'ennesimo per il settore.
 
Secondo l'associazione si tratta di "un inaccettabile provvedimento retroattivo che allontana definitivamente gli investimenti dall'Italia, diminuiti già del 58% dal 2007, danneggia la credibilità del Paese e tradisce la certezza del diritto". 
 
"Un provvedimento che non considera le conseguenze disastrose per gli operatori e i lavoratori, per l'ambiente e la salute dei cittadini. Un provvedimento contro l'Unione Europea e contro la Costituzione Italiana che condannano ogni genere di norma retroattiva. Non si può rompere il rapporto di fiducia tra cittadini, imprese e Stato!" continua Asso Rinnovabili. 
 
Ma non finisce qui. Asso Rinnovabili riporta il parere sulla legittimità costituzionale dello "spalma incentivi" obbligatorio formulato dal presidente Emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida. Secondo Onida un simile provvedimento violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell'affidamento, sia gli obblighi internazionali, continua l'associazione. 
 
£Da un lato, la misura in discussione, qualora approvata, si configurerebbe, infatti, come un intervento su rapporti di durata già cristallizzati in contratti di diritto privato (le convenzioni con il GSE), o comunque su decisioni già assunte dai produttori, che hanno effettuato investimenti e contratto oneri in base a previsioni economiche di cui l'aspettativa dell'incentivo è parte determinante. Ciò risulterebbe in contrasto con i limiti costituzionali alla retroattività delle leggi, con il principio - connaturato allo Stato di diritto e riconducibile agli artt. 3 e 41 della Costituzione - di tutela dell'affidamento legittimamente sorto nei soggetti che hanno avviato un'iniziativa energetica, nonché con l'esigenza di certezza dell'ordinamento giuridico" spiega l'associazione. 
 
Dall'altro lato, lo "spalma incentivi" apparirebbe in conflitto con gli obblighi internazionali derivanti dal Trattato sulla Carta Europea dell'Energia (reso esecutivo in Italia con la legge 10 novembre 1997, n. 415), e quindi anche con l'art. 117, primo comma, della Costituzione, poiché violerebbe l'impegno assunto dagli Stati firmatari (tra cui l'Italia) ad assicurare agli investitori "condizioni stabili" oltre che "eque., conclude Asso Rinnovabili. 
 
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Rosamaria Freda
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