08/01/2014 - 14:30

TARES: gli avanzi di ristorazione, un possibile ricavo per i ristoratori

Nei giorni scorsi è apparso sul Corriere della Sera, l'articolo dedicato alla "rivolta degli chef" per l'aumento sulla tassa rifiuti per la gestione degli avanzi di ristorazione, la famigerata TARES, che ha raggiunto la soglia degli 8.500 Euro.
I ristoratori forse non sono a conoscenza che gli avanzi di ristorazione sono stati annoverati quali sottoprodotti per la produzione di energia rinnovabile dal decreto DM 6 luglio 2012 - Tabella 1A . Quindi anziché smaltire un rifiuto, questi sottoprodotti potrebbero utilizzati nella produzione di biogas per produrre energia. Nella vicina Svizzera, a Pontresina, un impianto di biogas vive e svolge una importante azione per tutta la comunità ritirando ed utilizzando gli scarti alimentari dei ristoranti, catering ed alberghi nei comuni di Pontresina e S. Moritz. Non stiamo parlando quindi di fantascienza, ma di una filiera già avviata su micro scala, che necessita un'attenta selezione, gestione e organizzazione logistica di questo tipo di biomasse con conseguente riduzione dei costi per ristoratori, effetti positivi per l'ambiente e ritorni economici sul territorio.

Per poter avviare questa filiera anche in Italia, i gestori degli impianti a biogas, sono in attesa ormai da circa 2 anni del decreto attuativo del Ministero dell'Ambiente relativo alla caratterizzazione dei sottoprodotti da impiegare a fini energetici. I numeri parlano chiaro; si tratta di una filiera di estremo interesse. Basti pensare a titolo di esempio, che in regione Lombardia gli avanzi della sola ristorazione pubblica (scuole, ospedali, case di riposo, enti pubblici dotati di mensa), secondo i dati pubblicati dal Politecnico di Milano nel progetto Bioregione, si aggirano intorno ai 20.000 ton/annuo, corrispondenti a 1-2 milioni di m3 di biogas producibile in un anno, ovvero circa 5-10 milioni di kWh di energia primaria. Immaginiamoci a livello nazionale, con l'indotto turistico del Bel Paese, quali benefici questa filiera potrebbe arrecare a livello economico ed ambientale, anche nell'ottica di limitare l'occupazione delle aree agricole per le produzioni no food.
Tommaso Tautonico
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