01/01/2013 - 01:00

Dopo il no al nucleare occorre un piano energetico "verde"

Il "no" degli italiani al riavvio del programma nucleare impone al governo di ridisegnare al più presto l'intera politica energetica del Paese, puntando sulle fonti rinnovabili. E l'agricoltura dovrà essere una delle protagoniste di questa "rivoluzione verde", soprattutto con l'ulteriore sviluppo delle biomasse. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
La produzione di energia derivante dall'utilizzo delle biomasse legnose, di pellet, cippato e delle potature di colture arboree, più in generale dagli scarti di agricoltura, allevamento e industria -spiega la Cia- non solo è a "emissione zero", ma è anche economicamente competitiva, dal momento che arriva a costare meno della metà dei combustibili fossili. Senza contare che è molto più stabile e indipendente dalle fluttuazioni del mercato. Già oggi -ricorda la Cia- le biomasse, da sole, valgono la metà del giro d'affari dell'intero comparto delle rinnovabili, con i suoi 13 miliardi di euro di fatturato nel 2010, una cifra record considerando i tempi di crisi. Ogni anno oltre 20 milioni di tonnellate di biomasse legnose vengono destinate alla produzione di energia (termica o elettrica) e solo in Italia questa scelta ha fatto risparmiare all'ambiente 24 milioni di tonnellate di CO2. Una quantità pari all'anidride carbonica emessa da 4 milioni di automobili a benzina che fanno il giro completo della Terra.

Per le aziende agricole, che producono continuamente materia prima per l'industria di conversione energetica da biomasse, si tratta di un'opportunità straordinaria -evidenzia la Cia- tenuto conto che il business dell'energia pulita è destinato a quintuplicarsi nei prossimi dieci anni. E anche le prospettive occupazionali sono rosee: recenti studi hanno infatti dimostrato che se l'Italia riuscirà a raggiungere gli obiettivi prefissati dall'Ue per il 2020 (coprire con le rinnovabili un terzo del fabbisogno energetico totale), l'industria energetica "verde" avrà creato nel nostro Paese ben 250 mila posti di lavoro -contro i 50 mila impiegati oggi nel settore- di cui presumibilmente più di 100 mila proprio nel comparto delle biomasse.
Tommaso Tautonico
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