01/01/2013 - 01:00

Stop alle speculazioni sulle rinnovabili!

In questi giorni il Parlamento sta esaminando il decreto legislativo di recepimento della Direttiva europea 28/2009 che impegna l'Italia a coprire con il 17% di energia rinnovabile i consumi finali di energia entro il 2020. Cogliendo opportunamente questa occasione, il Governo ha predisposto un testo di riforma e di riordino dell'intera partita degli incentivi, definendo nuovi sistemi distinti per fonte e fra impianti di piccola taglia e grandi impianti industriali.
Lo schema di decreto è complesso anche a causa delle procedure transitorie per il passaggio dall'attuale al nuovo sistema. La congruità delle nuove incentivazioni dipenderà soprattutto dai decreti attuativi e dal modo in cui verranno amministrati. Molti aspetti dello schema sono assai critici come la deregulation in materia di impianti a terra inferiori a 1 MW, altri sono di dubbia interpretazione. Ma una cosa è certa: con la riforma, il Governo e il Parlamento hanno deciso di affrontare le distorsioni speculative messe in evidenza in questi ultimi anni dalla nostra rete di ambientalisti attenti alla salvaguardia del territorio e del paesaggio, dai commentatori e dai giornalisti, dalla Magistratura con un gran numero di inchieste sull'ingresso nel settore della criminalità organizzata, dall'Autorità per l'energia con le stime sull'aggravio economico nelle bollette e dal GSE con i dati a consuntivo che evidenziano un rapporto fra energia erogata e potenza installata inferiore alle aspettative.

La riforma rappresenta, dunque, un'importante presa d'atto di denunce che non possono essere smentite né ignorate. Vanno, perciò, respinti gli attacchi delle lobby che vorrebbero demolirla, stralciandone gli articoli più significativi al solo scopo di mantenere le proprie posizioni di privilegio. Ma non basta: la riforma ha tempi lunghi di attuazione e non sarà operativa prima di un anno. Nel frattempo, rischiamo di assistere ad una corsa sfrenata alle nuove installazioni per acquisire i diritti vigenti prima che decadano. Le associazioni ambientaliste chiedono una moratoria di tutte le autorizzazioni per i nuovi impianti a terra fino a quando la riforma non sarà pienamente operativa. Se è vero che il sistema attuale non è più sostenibile, gli investimenti devono essere decisi solo in base alle nuove regole, quando esse saranno definitivamente approvate.

Qualsiasi timore di non riuscire a raggiungere gli obiettivi europei a causa del blocco degli investimenti che una moratoria provocherebbe è infondato. E' vero il contrario. L'attuale concentrazione degli incentivi sulle sole rinnovabili elettriche sta dando risultati marginali e deludenti e impedisce al nostro paese di imboccare con decisione la strada più innovativa, efficace e consona alle proprie caratteristiche: quella delle rinnovabili termiche, di quelle elettriche correttamente integrate negli edifici, delle tecnologie di efficienza energetica, degli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare. Lo dicono le cifre ufficiali pubblicate dal Piano del Governo e dal Gse: 1) Negli ultimi 10 anni la potenza installata dell'eolico ha avuto un incremento del 34% annuo. Ciò significa che, mantenendo il sistema attuale, nel 2013 sarebbero già raggiunti e superati gli obiettivi definiti dal Piano del Governo per il 2020 (12.000 MW installati). A fronte di queste installazioni, il contributo effettivo dell'eolico ai consumi finali di energia è stato, nel 2009, dello 0,38 %. Con i 12.000 MW installati al 2020, il PAN prevede una produzione di elettricità pari ad appena l'1,2% dei consumi finali di energia. Nel 2009 gli impianti eolici funzionanti hanno lavorato in media per sole 1.336 ore equivalenti a fronte di uno standard di 2.000 ore considerato competitivo in Europa. Occorre fermare al più presto questa corsa allo spreco di risorse economiche, che sono scarse non meno del prezioso territorio di cui disponiamo.

2) Quanto al fotovoltaico, osserviamo che dei 2.504 MW installati al 2009, ben il 66% sono impianti di oltre 50 kW, cioè grandi impianti, generalmente installati su terreni agricoli per lucrare con facilità, grazie agli incentivi attuali. Appena il 26,6% della potenza fotovoltaica riguarda impianti inferiori ai 20 kW, quelli cioè correttamente installati sui tetti e che vanno a beneficio diffuso delle famiglie. Quanto mai opportuna è quindi la norma a tutela dei terreni agricoli, voluta dal Ministro Galan. Inoltre, è certamente utile continuare ad assicurare il sostegno alla diffusione del fotovoltaico sui tetti di case e capannoni industriali.
Tommaso Tautonico
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