01/01/2013 - 01:00

Nucleare: rischi sanitari anche senza incidenti

All'interno della mobilitazione "Cento Piazze per il Clima" e in occasione dell'anniversario del referendum popolare contro il nucleare, il Comitato "Fermiamo il nucleare, non serve all'Italia" ha sottolineato oggi a Roma l'importanza di percorrere la via delle rinnovabili, dell'educazione al risparmio energetico, del rispetto delle valenze ambientali e storiche dei territori. L'accento è stato posto soprattutto sui rischi alla salute provocati dalle centrali nucleari anche senza il verificarsi di incidenti.
 
Ventitré anni fa il popolo italiano disse no alla localizzazione delle centrali nucleari in Italia (80,6% dei votanti), ai contributi a Regioni e Comuni per la localizzazione delle centrali atomiche il (79,7%) e no anche alla partecipazione a progetti di centrali elettronucleari all'estero (71,9%)
Il Comitato ha ribadito oggi la validità delle ragioni che portarono nel 1987 a questa sentenza: il nucleare costa troppo e non dà indipendenza né sicurezza energetica; l'uranio è una risorsa che entro qualche decennio sarà esaurita (probabilmente prima del petrolio e del carbone); le centrali sono obiettivi "sensibili" per il terrorismo e comunque richiedono la preventiva militarizzazione del territorio. 
Infine, il nucleare costituisce un rischio ambientale e per la salute.

E proprio sui rischi sanitari si sono soffermati questa mattina i promotori del Comitato, ribattendo alle interviste rilasciate nei giorni scorsi dal candidato alla presidenza dell'Agenzia per la Sicurezza Umberto Veronesi, che sembra sottostimare i rischi legati alla tecnologia in questione. 
I danni alla salute, infatti, non si avrebbero solo in caso di incidenti.
Ricerche condotte in Germania, in Inghilterra e in Francia dimostrano infatti che le zone nelle immediate vicinanze di una centrale sono inquinate dalla radioattività, e che questa determina malattie gravi nella popolazione. 
Secondo uno studio governativo tedesco, realizzato da epidemiologi dell'Università di Magonza su tutti e 16 gli impianti nucleari della Germania, i bambini che abitano a meno di 5 kilometri dai reattori hanno un incremento del 76% del rischio di contrarre una leucemia rispetto ai coetanei che vivono a più di 50 km. 

Un lavoro del 1997 condotto da ricercatori dell'Università di Brema rileva, invece, un aumento dei casi di leucemia infantile nelle vicinanze di un reattore nucleare situato nella Germania settentrionale (a 35 km da Amburgo) sei volte superiore alla media nazionale. 
La frequenza di bambini ed adulti ammalati, con esiti talvolta letali, cresce via via che ci si avvicina all'impianto. 
Altre recenti analisi hanno confermato l'associazione tra vicinanza agli impianti nucleari e rischio di tumori infantili, leucemia in particolare. 
L'ipotesi prospettata sulla rivista Environmental Health, è che i radionuclidi (trizio e altri) liberati dagli impianti con il vapore acqueo vengano incorporati dal suolo e dai vegetali e che si ritrovino, quindi, nella catena alimentare
Le donne in stato di gravidanza esposte a queste sostanze radioattive le trasmetterebbero ai feti.

Uno studio effettuato presso gli impianti di ritrattamento di Sellafield e Dounreay in Gran Bretagna e a Krummel ha registrato tassi di rischio di tumori superiori da 2 a 4 volte rispetto alla media europea.
La Francia ha un tasso di tumori tiroidei doppio rispetto al resto d'Europa.
Per non parlare delle temutissime e pericolosissime infiltrazioni di acqua nelle miniere saline di Asse in Germania dove giacciono 160.000 fusti di scorie radioattive che potrebbero causare un inquinamento della falde acquifere con il Cs137: per la loro rimozione occorrerebbero circa 20 anni, con costi inimmaginabili.
Lisa Zillio
autore