Il nuovo piano energetico proposto da Greenpeace e EREC

La tesi alla base di quest'analisi è che nel 2050 le fonti rinnovabili di energia potrebbero coprire il 95% della domanda elettrica mondiale.
Un obiettivo raggiungibile, però, soltanto attraverso la creazione di un sistema in cui i costi degli investimenti nel settore siano condivisi in modo equo e a livello globale.

A questo proposito, il rapporto propone il Greenhouse Development Rights, un sistema per calcolare le quote di emissioni di gas serra da attribuire a ogni Paese in base alla propria capacità finanziaria e alla responsabilità nel riscaldamento globale.
Lo studio prosegue poi con l'enunciazione dei numerosi vantaggi connessi al raggiungimento di questo obiettivo.

Dal punto di vista economico, infatti, il mercato globale delle tecnologie rinnovabili potrebbe raggiungere i 600 miliardi di dollari nel 2030.
Inoltre, sempre entro il 2030, verrebbero creati 12 milioni di posti di lavoro, di cui 8,5 soltanto nel settore delle fonti rinnovabili, contro gli attuali 2,4 milioni a fronte degli 8,7 del settore energetico mondiale.
L'attuazione dell'Energy Revolution premetterebbe quindi di avere 3,2 milioni di nuovi 'green jobs' nel settore dell'energia.

Infine, dal punto di vista ambientale, le emissioni di CO2 si ridurrebbero dell'80% rispetto ai livelli del 1990, grazie ad un approvvigionamento energetico basato esclusivamente su fonti rinnovabili.
Secondo Christine Lins, segretario generale dell'EREC, il centro costituito dalle principali federazioni industriali attive nelle rinnovabili in Europa, "il documento dimostra che non ci sono più ostacoli tecnologici per mettere in pratica questa visione. Oggi l'unica cosa che serve per un futuro sostenibile è la volontà politica".