01/01/2013 - 01:00

Gli effetti della globalizzazione sulle tavole italiane

Da un'analisi della Coldiretti sugli effetti della globalizzazione sulle tavole degli italiani è emerso che la frutta straniera rappresenta oggi ben il 15% di quella consumata, nonostante il nostro paese sia il primo produttore di frutta e verdura in Europa.
Negli ultimi dieci anni, le banane sono diventate il terzo frutto più mangiato dopo mele e arance, mentre il consumo di ananas è raddoppiato a scapito di quello delle pesche che invece si è quasi dimezzato.
Accanto all'arrivo di frutta "esotica" si è assistito anche alla crescita degli sbarchi di frutta straniera fuori stagione come i mirtilli dall'Argentina (+560%), le ciliegie dal Cile (+122%) o l'uva dal Sudafrica (+50%).

Una tendenza, questa, che comporta spreco di denaro, energia e inquinamento ambientale per i trasporti, spesso dovuta alla perdita di conoscenza dei cicli stagionali ed amplificata dalla mancanza di trasparenza sull'origine dei prodotti in etichetta.
Ma gli effetti della globalizzazione si sono fatti sentire anche nei piatti più tradizionali della cultura alimentare italiana.

Ad esempio la pizza spesso viene preparata con ingredienti importati dall'estero: cagliate provenienti dall'est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale, all'insaputa dei consumatori.
E la situazione è la stessa per gli spaghetti al pomodoro con il 60% del grano duro utilizzato per la pasta che arriva dall'estero e il concentrato di pomodoro importato dalla Cina.
Lisa Zillio
autore