01/01/2013 - 01:00

Gruppi di acquisto solidale e agricoltura

L'agricoltura italiana è in forte difficoltà. Una situazione non imputabile solo alla crisi mondiale, che colpisce tutti i settori produttivi, ma conseguente a una condizione di sofferenza ormai cronica.
Le cause sono il continuo aumento dei prezzi dei fattori della produzione: macchine, carburanti, sementi, prodotti antiparassitari e il continuo calo dei prezzi dei prodotti agricoli, tendenza ormai in atto da diversi anni. Su quest'ultimo punto però è da notare una incongruenza ormai nota a tutti. Mentre i prezzi dei prodotti agricoli sono costantemente diminuiti i prezzi dei prodotti al consumo continuano ad aumentare. A queste condizioni la situazione economica di molte aziende agricole è diventata insostenibile e molte di loro stanno chiudendo i battenti.
Per molti prodotti agricoli l'agricoltore, per produrli, spende il doppio di quello che incassa piazzandoli sul mercato. C'è da chiedersi come sia possibile che le aziende continuino a coltivare prodotti come il frumento o la vite se con la vendita del raccolto si ha una perdita secca. La risposta a questa domanda non è certamente da ricercare tra le motivazioni economiche, ma piuttosto tra quelle di carattere tradizionalistico o di legame con il proprio territorio.
Il problema riguarda tutto il settore agricolo ma è chiaro che le difficoltà maggiori riguardano le piccole aziende e quelle con produttività marginali. Non dobbiamo dimenticare che il territorio italiano è per la maggior parte agricolo o forestale e sono le aziende agricole che si occupano della sua cura. Va evidenziato che le aziende, anche se piccole o con produttività marginale, svolgono un ruolo insostituibile nell'azione di cura e di tutela del territorio. Anzi spesso sono le aziende più marginali dal punto di vista della produttività che sono più importanti per la salvaguardia dell'ambiente. Il nostro "bel paese" è così denominato anche per la bellezza del suo paesaggio, che lo caratterizza dalle Alpi alla Sicilia. Ma questo suo aspetto è dovuto all'attività delle aziende agricole. Il paesaggio collinare ad esempio, caratterizzato da prati, vigneti, uliveti, boschi e seminativi, continua ad esistere grazie alla presenza di agricoltori che quotidianamente lavorano la terra. Alla chiusura di un'azienda inevitabile corrisponde l'abbandono di una porzione di territorio spesso coltivato da secoli. Un terreno lasciato incolto è soggetto al degrado e comporta una serie di conseguenze dal punto di vista idrogeologico oltre che paesaggistico, con inevitabili ripercussioni anche sulla attività turistica. Un campo abbandonato difficilmente potrà essere recuperato a causa degli ingenti costi che oggi sarebbero necessari per dissodarlo. Gli effetti di questa situazione son già troppo evidenti. Intere vallate sono coltivate da agricoltori anziani che non godranno di nessun ricambio generazionale.
Eppure i margini per un aumento del prezzo pagato agli agricoltori c'è e sta nella forbice che contraddistingue il prezzo che l'agricoltore percepisce e il prezzo pagato dal consumatore. Un divario che a volte arriva ad essere di 1 a 10.
Da un rapporto sullo stato dell'agricoltura italiana edizione 2007-2008 pubblicato dall'INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria)) si legge: "A fronte di politiche di prezzo imposte dai grossisti e dalla grande distribuzione, gli anelli più deboli della catena si trovano agli estremi: da un lato, il consumatore, il quale subisce il prezzo del punto vendita e, dall'altro, il produttore, stretto fra vincoli di natura congiunturale (andamento climatico e altri fenomeni che investono la produzione) problemi di concorrenza, ma soprattutto, un maggior potere contrattuale evidenziato dalle altre fasi della filiera, in particolare quella distributiva"
Le aziende possono recuperare un margine essenziale per la loro sopravvivenza, ma perché questo avvenga è necessario che intraprendano e a volte recuperino ruoli diversi da quello esclusivamente produttivo, quali la trasformazione dei prodotti e la loro vendita. Entrambe questi attività sono molto difficile da organizzare per le aziende agricole, ancor più oggi che prevale, salvo rare eccezioni, l'abbandono dell'associazionismo aziendale.
Ma è proprio per quel che riguarda l'aspetto commerciale che i G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale) possono essere di aiuto alle aziende agricole in quanto costituiscono uno strumento formidabile per collegare direttamente il consumatore con il produttore, ristabilendo oltretutto quel rapporto diretto tra chi produce e chi consuma.
I G.A.S. quindi sono, un aiuto al consumatore che ha la possibilità di acquistare a prezzi più bassi, a parità di rapporto qualità prezzo, consentono di instaurare un rapporto diretto con il produttore che garantisce personalmente la qualità delle sue produzioni, ma i G.A.S. possono svolgere anche una funzione sociale di soccorso a tante aziende agricole italiane diversamente destinate a sparire. (Massimo Ranghetti, dottore agronomo - massimoranghetti@libero.it)
Riccardo Bandello
Editore