01/01/2013 - 01:00

Frumento: la filiera corta

Non tutto il frumento utilizzato per produrre il pane e la pasta che arrivano sulle nostre tavole è di produzione Italiana. Anzi la maggior parte è di provenienza estera e di anno in anno la quota di frumento prodotto nel nostro paese tende a diminuire sostituita da quello proveniente da altri paesi.
Da uno studio della Camera di Commercio di Milano dell'ottobre 2007 sulla situazione del mercato dei cereali si evince che nel 2006 la quantità importata di frumento tenero (utilizzato principalmente per produrre il pane) è pari al 75% del totale. Mentre per il frumento duro (utilizzato per produrre la pasta) le importazioni sono del 50% del totale consumato.
L'ISTAT ha pubblicato le previsioni di semina del frumento nell'annata agraria 2008-2009: rispetto all'annata precedente c'è un calo nella produzione di frumento tenero del 8,7% e del 2,9 per quello duro.
Nell'autunno dello scorso anno la Coldiretti, in occasione del "World Pasta Day" una conferenza internazionale dedicata alla pasta, segnala che il crollo dei prezzo del frumento pagato agli agricoltori, provocherà una riduzione delle semine stimata addirittura nel 30%.
In pratica la quota di frumento utilizzato in Italia e prodotto nel nostro paese rischia di diventare irrisoria.
Il frumento che noi importiamo proviene dai seguenti paesi: Francia, Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Russia, Usa, Canada, Romania, Grecia, Spagna, Australia, Turchia, Messico, Slovacchia. In particolare le produzioni ucraine sono in continuo aumento tanto che si pensa che questo paese sarà il granaio d'Europa.
Per quanto riguarda il prezzo del frumento, pagato agli agricoltori, esso si aggira sui 0,10-0,12 euro al Kg.(qualche centesimo in più per il prodotto biologico). Produrre frumento, ad esempio in collina, un ambito dove è molto diffusa tale coltivazione nel nostro paese, costa all'agricoltore più di 0,15 euro al Kg. quindi una perdita secca.
Per dare un'idea dell'andamento del prezzo del frumento negli anni vi racconto quello che mi diceva mio padre. Quando lui era giovane un contadino portava dal fornaio 1 Kg. della sua farina e ritirava 1 Kg di pane. Il fornaio guadagnava sull'acqua aggiunta alla farina, necessaria per fare il pane (circa il 20%). Oggi se un agricoltore volesse fare lo stesso scambio dovrebbe andare dal fornaio con 40 kg. di frumento.
Nonostante ciò molti agricoltori italiani continuano a seminare frumento e questo perché per attuare la rotazione (una buona pratica per conservare la fertilità dei terreni e ridurre l'uso di prodotti chimici) la semina di questo cereale è necessaria. Ma per quanto tempo gli agricoltori potranno continuare a seminare una coltura che non solo non è remunerativa ma che porta a una perdita secca?
L'unica soluzione per impedire che la coltivazione del frumento sparisca dai nostri campi, dando origine a una serie di gravi conseguenze, è la così detta filiera corta (il rapporto diretto tra produttore e consumatore).
Nel caso del frumento la filiera corta dovrebbe consistere in un gruppo di aziende agricole che producono frumento, si associano, lo trasformano in pane, pasta, biscotti e li vendono direttamente. (Massimo Ranghetti - dottore agronomo)
Riccardo Bandello
Editore