01/01/2013 - 01:00

Report del convegno "Qualità dell'abitare"

Volontà di cambiamento culturale e necessità di puntare sulla qualità dell'abitare sono le direttive verso le quali si spingono imprese edili, cooperative abitative e istituzioni, al fine di soddisfare una domanda abitativa non più slegata dai bisogni sociali e ambientali dei cittadini. La progettazione partecipata è il volano di questo nuovo modo di pensare le città, sempre più a misura d'uomo.
"Qualità dell'abitare. Le nuove sfide di sostenibilità ambientale, economica e sociale" è stato il tema del convegno organizzato dall'associazione PLOTEUS e dall'associazione partner IL TRE RUOTE EBBRO, tenutosi oggi a Monopoli presso l'Hotel Vecchio Mulino. All'inizio dei lavori è stato ricordato l'onorevole Laforgia già presidente della Camera di Commercio di Bari scomparso qualche giorno fa. Numerosi i relatori che hanno dato un contributo importante al tema: Francesco Rotondo che ha supplito Federico Oliva (presidente INU), Roberto Fioretti (Dip. di Energetica Università Politecnica delle Marche), Amedeo D'Onghia (responsabile PIRP Monopoli), Giancarlo Tofanelli (amministratore delegato Consorzio Nazionale CasaQualità), Domenico De Bartolomeo (presidente Ance Bari e BAT), Michele Laforgia (presidente Federabitazione Puglia), Piero Rossi (presidente Confcooperative Bari), ha coordinato i lavori Ivo Cremonini (presidente Federabitazioni).
L'assessore all'Assetto del Territorio della Regione Puglia Angela Barbanente ed Emilio Romano, sindaco di Monopoli, per sopraggiunti impegni istituzionali non hanno potuto prendere parte al convegno. Dunque qualità dell'abitare significa attivare gli strumenti legislativi che l'assessore regionale Barbanente ha previsto nella legge regionale n.13 del 2008; significa guardare all'esperienza di altri soggetti come il caso studio relativo al tetto verde installato sull'edificio della Regione Marche ad Ancona; significa diffondere l'idea progettuale come quella di un asilo sostenibile a Monopoli finanziato dalla Regione Puglia attraverso il Piano di rigenerazione delle periferie e ancora significa dare la giusta spinta agli indirizzi presenti e futuri di federazioni e associazioni di categoria, specialmente attraverso il ricambio generazionale.
Tutti questi aspetti si rifanno alla necessità di far fronte ad una domanda abitativa sempre più complessa, oltre all'urgenza di rinnovare il patrimonio edilizio italiano, attualmente in stato di forte obsolescenza. Qualche dato ci aiuta a comprendere: il 30% degli edifici sono stati costruiti prima della Seconda Guerra Mondiale e il 50% dal dopoguerra al 2000. La riflessione che ne deriva è che a differenza degli anni 60-80, durante i quali si realizzarono unità abitative puntando soltanto alla quantità, oggi "c'è - dichiara Tofanelli - una richiesta di nuove necessità relative all'abitare, ma c'è anche un'attenzione particolare al disagio di quelle categorie di cittadini che non hanno una casa di proprietà o che hanno un immobile con diverse problematiche, magari legate alla obsolescenza dello stesso".
Gli operatori del settore dell'edilizia sostenibile, dopo la definitiva uscita di questi concetti dalle aule universitarie, attendono ora certezza del diritto, per lavorare con serenità, e apertura degli istituti di credito, ancora chiusi in stessi. Questa ricetta può far decollare un settore ancora troppo penalizzato dagli strascichi della crisi e contestualmente far sedimentare un nuovo modo di concepire l'abitare. Su questo punto la conclusione di Michele Laforgia, il quale ha affermato che "l'housing sociale deve partire dalle imprese e da tutti i soggetti coinvolti", perché "siamo convinti che la strada intrapresa sia quella giusta".
Tommaso Tautonico
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