01/01/2013 - 01:00

Zeroimpact.net, per il riciclaggio a costo zero del pellame

Leatherzone: presentato Zeroimpact.net, il progetto per il riciclaggio a costo zero degli scarti di pellame del distretto fiorentino. In gioco 1.500 tonn. di rifiuti speciali l'anno e 10 milioni di € di oneri per le aziende.
Le oltre duemila aziende del distretto pellettiero fiorentino producono ogni anno 1.500 tonnellate di scarti di pellame, una montagna di materiale classificato come rifiuto speciale e pertanto soggetto a processi di smaltimento che costano alle imprese almeno 10 milioni di euro. Senza contare i disagi e i rischi legati all'accumulo e alla frequente mancanza di strutture pubbliche di ritiro e di stoccaggio. Un vero peccato, visto che spesso si tratta di un prodotto naturale e riutilizzabile. È stata questa la molla che, nella primavera scorsa, ha fatto riunire attorno a un tavolo un gruppo di imprese, pubblici amministratori, banche ed enti pubblici per tentare di risolvere il problema. Partendo da un'idea brillante: trasformare gli scarti in una risorsa economica. Il tutto a costo zero per le imprese.

Il protocollo di intesa è stato firmato a giugno tra il Consorzio Centopecento Italiano, Gucci, Prada, Comune di Scandicci, Quadrifoglio spa, CRF/San Paolo Imi, Università di Firenze e TUV SUD Italia.
Lo studio di fattibilità, elaborato dal Logis Lab diretto dal prof. Rinaldo Rinaldi del Dipartimento di energetica della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Firenze, è stato presentato questo pomeriggio in anteprima a Leatherzone, il salone della tecnologia e della ricerca per la pelletteria e la calzatura di lusso in corso alla Fortezza da Basso.
Le prospettive sono sorprendenti: esiste la concreta possibilità di poter smaltire interamente, e a costo zero, tutti le 1.500 tonnellate di cascami di pelle prodotti nel distretto fiorentino.

Non solo, ma il 75% può essere riciclato all'interno della stessa filiera sotto forma di materia prima per piccola pelletteria, oppure per la infustitura delle borse o ancora per le suole delle scarpe. Mentre il restante 25% potrebbe trovare un riuso nella fabbricazione di pannelli coibentanti per l'edilizia o in agricoltura, come fertilizzante.
"Il prossimo passo - dice il presidente di Centopercento Italiano, Andrea Calistri - è individuare l'impresa che, in concreto, abbia la tecnologia e le dimensioni per ritirare gli scarti e trasformarli in nuovo materiale. I costi del progetto? Circa un milione di euro, che speriamo di veder finanziato almeno in parte attraverso bandi regionali".
Marilisa Romagno
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